“Orchi e streghe
Sono soli
Si abbracciano
Il terrore
che non fanno
fa pensare!”
Capitolo
1 : La casa.
“
Tic - tac” rumoreggiava la grossa
sveglia, vicino al letto di Rosina. La bambina sentiva, chiaramente il
ticchettare già da una mezz’ora abbondante, “Tic” (come, sentiva anche lo sbattere del letto ed i lamenti
provenienti dalla camera della madre), ma molto più semplicemente non voleva
sentirlo, “Tac” l’unica cosa che
avrebbe voluto “Tic”, era rimanere
stesa sul letto a pancia in giù, possibilmente ancora addormentata, “Tac” magari morta. Di sicuro non aveva intenzione di alzarsi.
Rosina
si alzò.
La
bambina, si diresse sbadigliando verso lo specchio sopra il lavandino del bagno,
dopo essersi lavata la faccia, Rosina, rimase un paio di minuti a contemplare,
semi schifata il riflesso nello specchio. Rosi ( come la chiamavano la madre,
la sorella maggiore … e anche suo fratello purtroppo) era una bambina magra, a
suo modo carina, ne alta ne bassa, per la sua età, 8 anni (quasi 9). L’unica
cosa, che realmente apprezzava del suo aspetto, erano i lunghi e mossi capelli
rossi, era l’unica in casa ad averceli di quel colore, non sapeva da chi avesse
preso, visto che sia sua madre sia sua sorella maggiore li avevano diversi,
forse li aveva presi dal padre, ma non lo conosceva, non l’aveva mai visto, e
non aveva assolutamente intenzione di domandarlo alla madre. I rumori,
provenienti dall’altra stanza cessarono finalmente. Rosi smise di fissare il
proprio riflesso nello specchio e si mise ad ascoltare, seguendo con lo
sguardo, i rumori oltre il muro del bagno. Prima, sentì l’aprirsi della porta
della camera da letto della madre, poi dei passi percorsero il soggiorno,
infine, finalmente lo sbattere del portone d’ingresso.
L’abitazione
(un appartamento – catapecchia, situato al 3° piano di una palazzina
condominiale), consisteva in, soggiorno,
cucina, bagno e due camere, il tutto in “ quasi”
60 mq. Madre e figlia primogenita (Lara), dormono (ogni tanto) e “ lavorano”
(spesso) nella camera grande, Rosi sta in quella più piccola ( l’ex sgabuzzino
). Per un paio d’anni, l’ha condivisa con il fratello Charlie (di sei anni più
grande di lei), ma poi … la cosa , non è stata più possibile e Charlie è stato
trasferito sul divano in soggiorno. In soggiorno, sta anche il piccolo Tom (8
mesi), in una culla all’angolo della stanza. Il piccolo Tom, piangeva quando
Rosi, uscì dal bagno, Lara stava completamente nuda, sdraiata sulla poltrona
sul lato destro del salotto, addormentata e sbronza. Rosi conosceva questo
termine, già da un paio d’anni, ma ignorava tutt’ora l’utilità delle siringhe
nel portacenere e della polverina bianca sopra gli specchietti, ne’ le era
chiaro il perché le persone diventassero cosi
strane, strane dopo essersi, messi quella strana polverina nel naso, o
essersela iniettata. Frontale alla poltrona sta il televisore acceso, trasmettendo
i primi cartoni animati del mattino. Lara è “ ancora “ una bella ragazza,
magrolina, ma non come la madre o la sorellina, porta i capelli biondi a
caschetto (cioè, in realtà li ha castani come la madre, ma li tinge). Come
spesso accadde, la sorella di Rosina, sta addormentata con la sigaretta “ accesa” incastrata tra l’indice e il
medio (la bambina, non era in grado di stabilire se si trattava di tabacco o di
quella roba color verde marcio, di cui erano sempre fornite), Rosi sa benissimo,
quanto questo fosse pericoloso, in ogni caso, a ricordaglielo rimaneva sempre
l’enorme macchia nera, sulla parete centrale, residuo dell’incendio avvenuto
l’anno passato, causato appunto da una cicca ribelle, che non si era
accontentata di consumarsi tra le dita di Lara, bruciandola e risvegliandola
così dal mondo meraviglioso dove tanto amava stare nei suoi sogni ubriachi,
come accadeva di solito, ma aveva preferito cadere sul mucchio di vecchi
giornali che Mara (la madre di Rosina) teneva per i suoi “clienti”. Rosi, tolse con attenzione la cicca dalle dita della
sorella, per spegnerla sul portacenere, su cui stava appoggiata una lunga
siringa con un lungo ago. Eseguita questa operazione urgente, si diresse alla
culla del fratellino. Tom piangeva, non troppo forte, come l’aveva sentito
piangere in passato, ne dedusse che era il pianto “ della fame “, gli mise in bocca la tettarella, fece il suo dovere,
mettendo fine al pianto, mentre riscaldava il latte.
La
madre di Rosina, uscì dalla sua camera da letto, si avviò nel salotto
stiracchiando il magrissimo corpo. Fino a una decina di anni fa, si sarebbe
potuto definire Mara una bella “figa”
(per molti anni Rosi, aveva ignorato il significato di questa parola … ora
sapeva perfettamente cosa voleva dire, anche perché, sia la sorella che la
madre ne facevano largo utilizzo) ma adesso era poco più che uno scheletro, le
rimane un bel viso, anche se troppo pallida, senza contare l’espressione di chi
è perennemente in crisi d’astinenza (comunque nessuno dei suoi ” clienti “ si era lamentato di ciò).
Mara, portava i capelli lunghi e mossi come la figlia piccola, di color castano
chiaro, indossava solo la sua vestaglia
rosa aperta, emanava un odore strano, sgradevole, lo stesso odore che aveva
tutte le volte che portava un uomo nella sua stanza. La madre, si guardò in
torno, soffermandosi qualche secondo sulla figlia, addormentata sulla poltrona,
poi notò la piccola vicino hai fornelli, Mara le sorrise, con dolcezza, apri la
bocca per parlare ma venne interrotta dal proprio sbadiglio, infine disse con
aria assonnata:
<<
Ciao tesoro … già sveglia ? … che ora è
? >>.
La
voce della madre, era più lucida del solito, il che rassicurò la bambina che
rispose …
<<
Ciao mamma, sono ( guarda l’orologio
) … le 6 e 20 >>.
<<
Senti chicca … più tardi appena puoi,
vai ha comprare il pane ? … per favore … ah ! già che vai se vedi tuo fratello
gli dici di tornare a casa ? >>.
<<
Certo ( … si …col cazzo , se avesse
visto Charlie o i suoi amici gli sarebbe stata il più lontano possibile )
>>.
<<
Grazie … la mamma torna ha dormire un
altro po’ >>.
<<
Notte >>.
Clock ( la madre richiuse la porta ). Il latte era abbastanza caldo, Rosi riempì il
biberon e diede da mangiare al piccolino.
I
muri dei corridoi, della palazzina erano completamente, impiastricciati di
disegni osceni e scritte quali, insulti, bestemmie, commenti a carattere sessuale
(vi erano però anche strane macchie e sudiciume non meglio identificato). Fin
da quando Rosi, aveva memoria, era sempre stata cosi, tuttavia, ogni volta che
percorreva il corridoio in direzione dell’ascensore, come in questo momento,
guardandosi ha destra ed a sinistra, riusciva sempre a scovare qualcosa di
nuovo. L’ascensore, aveva sicuramente subito un uso improprio nel corso degli
anni, quando premette il pulsante, si udirono dei rumori per niente
rassicuranti “ crack …
clarcccc….rrrrr….” . Quando l’ascensore, arrivo al 3° piano , passarono
diversi secondi, prima che gli sportelli si aprissero mostrando il suo interno,
con la sua buone dose di pasticci, disegni,
scritte e chewing-gum appiccicate ovunque. L’illuminazione, interna
dell’ascensore, andava e veniva, a Rosi venne in mente una rima “se l’ascensore non scende e non sale, forse
è meglio che prendi le scale “, le venivano spesso alla mente frasi di
questo tipo, non che lei se ne vantasse molto, (non che ci fosse molto, da
vantarsi in effetti) non tutte erano sensate però. Ad ogni modo, prese le
scale.
ma non ti accorgi che non sai usare la punteggiatura? è una vergogna il modo in cui la lingua italiana viene presa per gioco. tieni a mente che se la punteggiatura fosse corretta, il risultato sarebbe una prosa inconsistente e infantile. datti da fare.
RispondiElimina@ hank moody: ma che modi sono questi? Io scrivo come cavolo mi pare, hai capito. La punteggiatura è un mio stile, quello che leggi è il mio stile. Questo non è un commento critico ma è un offesa. E non accetto le offese gratuite. Ma guarda un po!!
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