10/03/12

Trasformazione


Stai navigando tra i desideri e le paure della tua mente, ormai stanco di cercare qualcosa che non c’è.
Lentamente chiudi gli occhi e una piccola immagine sfuocata diventa nitida, forte, indelebile. E allora la tua anima trova ancora la forza di cercare nonostante la voglia di dirti che sei solo, illusione di una mente idealista che cerca qualcosa di perfetto e di magico in un rapporto che in pochi riuscirebbero veramente a comprendere, a condividere, ad accettare.
In un rapporto dove non esistono limiti e tabù. Un rapporto vero e onesto.
Apri gli occhi e l’immagine non è svanita come i ricordi postumi di un sogno fatto in una notte di tempesta.
Esiste, è presente e ti accompagna per tutta la tua giornata.
Un pensiero fisso che dolcemente si impossessa dei tuoi pensieri quando la sera, prima di addormentarti, vedi la tua testa appoggiata sulle mie gambe e le mie mani accarezzano dolcemente il tuo collare, simbolo della tua reciproca appartenenza.
Così attendi ogni giorno il mio ingresso nella tua vita, che riempirai il vuoto dentro di me.
Insieme a me crescerai lungo un cammino tortuoso.
Nutrirò il tuo uovo con la mia forza per formare il cucciolo che è in te e che aspetta di poter allungare le tue zampe e camminare assieme a me.

08/03/12

Orchi e streghe


Capitolo 12: La lotta continua con un lieto fine.

Intanto Charlie, aveva ritrovato il suo coltello, ma l’oscura creatura si stava già dirigendo verso di lui. Per prima cosa, il fratello ricevette un'altra bastonata sulla mano destra, perdendo di nuovo l’arma, segui un colpo sulla spalla, su cui Charlie stava sdraiato di schiena sputando sangue, quando venne colpito ancora sul ginocchio destro, alle costole ed alla coscia sinistra. Il ragazzo incappucciato era rimasto tutto il tempo a guardare, solo ora incontrò lo sguardo del mostro, non gli servi a molto perché iniziò a fuggire da dove era venuto. L’essere raccolse il coltello, mentre Charlie si lamentava al suolo, infilò la lama tra i denti e la spezzò, sputandola a terra. Gettato il bastone, il grosso essere si diresse verso la piccola Rosi si chino davanti a lei e fece quanto più simile si potesse associare ad un sorriso, accarezzo con l’artiglio dell’indice il mento di Rosi, nella speranza di farle passare lo spavento. Rosi non disse nulla, lo guardò in silenzio ancora spaventata. Sollevatosi da terra, riprese la legna le indico il ruscello, facendo segno con le dita di camminare, mentre Rosi continuava a fissarlo allibita, al che la creatura fece una faccia perplessa e si allontano borbottando.

Rosina seguendo il ruscello, non ci mise molto a ritrovare la strada per la città. Rimase comunque un po’ di tempo a gironzolare senza meta. Arrivò  a casa  che era già sera, il fratello stava seduto davanti al portone del palazzo con due dita steccate e pieno di lividi ovunque. Rosina si limitò a guardarlo e passare avanti, Charlie fece altrettanto. Stavolta, la piccola evitò di chiamare l’ascensore prendendo subito le scale. Una volta su, notò un uomo che usci tutto imbacuccato dalla porta del suo appartamento. L’uomo la guardò di sfuggita. Una volta in casa, la situazione era la solita, la sorella stava addormentata sul divano con solo un paio di mutandine rosa indosso, fra le dita aveva la solita sigaretta accesa. Il televisore trasmetteva sempre lo stesso episodio, horror. Tant’è che si avvicinò e lo spense, come spense la cicca dalle dita di Lara. Andò a preparare il latte al piccolo Tom che non piangeva ancora, ma che l’avrebbe fatto di lì a poco. Rosina non disturbò  la madre, visto che aveva appena ricevuto un cliente, doveva essere molto stanca.

Tic “ Rosi non riusciva a dormire “ Tac” non se lo spiegava, “ Tic” data l’enorme fatica di quei giorni “ Tac” ma era cosi “ Tic”..

La piccola decise di uscire, fregandosene dell’ora. All’inizio non le era chiaro dove volesse andare, ma non ci volle molto a capirlo. Si diresse al bosco, utilizzando per orientarsi la luce della luna e lo scorrere del fiume, non ci mise molto a raggiungere la casa in mezzo al bosco.

Non bussò, entrò direttamente senza preoccuparsi di non fare rumore, bussò però alla porta della camera da letto. La luce si accese ed entrò, l’omone si mise seduto di botto bofonchiando, ma la piccola non si spaventò questa volta, bensì si sedette, sul letto accanto a lui il quale fissava il pavimento, parlottando piano piano, guardò verso Rosi tentando un rozzo sorriso, che ella ricambiò. L’omone verde si rinfilò nelle coperte, la piccola fece altrettanto. L’abbracciò, toccandola come si tocca una bambina, (non come aveva tentato di “toccarla” il fratello un paio di anni prima) e si addormentò poco dopo.
Dalla finestra arrivò una luce, come di una stella cometa, anche se l’orco avesse guardato fuori in quel momento non avrebbe mai immaginato che si trattasse del suo amore di ritorno a bordo della sua scopa.

Fine.

Orchi e streghe


Capitolo 11: Il pericolo è sempre in agguato.

Mentre beveva dal ruscello, la piccola Risina, senti uno strano rumore provenire dalla sua sinistra. Guardò in quella direzione, notò solo un ombra muoversi tra gli alberi. L’ombra aveva un grosso zaino sulle spalle e per un attimo le parve di notare anche una camicia a quadri rossi e bianchi .. L’ombra ad un tratto fece un breve scatto, Rosi notò degli occhi gialli che la fissavano … ora come potrete immaginare anche voi .. Rosi riprese a correre. La piccola correndo nella direzione opposta, da dove aveva visto l’ombra, rimanendo comunque parallela al ruscello. Si fermò solo quando notò dei movimenti “anche” davanti a lei. Sembrava ci fosse una figura però stavolta, dall’altra parte del ruscello vide spuntare un ragazzo incappucciato.
Rosina aveva già visto quella persona, subito dopo vide il proprio fratello, quindicenne, accompagnato dal tipo biondo che aveva visto il giorno prima davanti al supermercato. Charlie la stava fissando << Piccola.. ma che fine avevi fatto?>>. Rosi non rispose.
<< Mi ha mandato la mamma a cercati!>> Rosina iniziò a indietreggiare senza voltarsi, << Eh! No!? >> Disse Charlie estraendo il coltello e facendolo scattare. Rosi stava per piangere quando noto che il ragazzo biondo non era concentrato su di lei ma guardava oltre, per un attimo Rosi ignorò Charlie ed il suo coltello e si girò per controllare. A una decina di metri da lei vi era il mostro verde che già ben conosceva, era vestito come la prima volta che l’aveva incontrato (impermeabile e capello a parte), sulla schiena teneva uno strano zaino, fatto apposta per contenere la legna. Il mostro si stava avvicinando lentamente alla piccola, lei si rigirò per un secondo verso il fratello, che non sembrava aver notato la strana creatura, ma continuava ad avvicinarsi ad armi spianate.  Il ruscello non era attraversabile, l’unica via di fuga era fra gli alberi sul lato sinistro di Rosi, ma la piccola era stanca di correre, rimase ferma, spaventata spettatrice della scena. Il mostro era arrivato davanti alla piccola, guardando sia lei che i tre, lasciò cadere a terra la legna  raccolse dal mucchio un grosso ramo simile ad un randello. Rosina rimase gelata dal terrore. Ma con immenso stupore la creatura, la superò ignorandola. Il mostro si diresse verso Charlie che lo fissava con occhi spenti
<< Ma cosa cazzo v … >> Charlie non riuscì a concludere la frase che gli ricevette una bastonata tra la fronte ed il naso (alla creatura non doveva essere piaciuto il tono che aveva usato Calie o forse non gli piaceva l’arma che teneva in mano), fatto sta che passarono alcuni secondi prima che il sangue iniziasse a farsi strada tra le narici del povero fratellino. Il ragazzo tentò di reagire con una coltellata ma prima che arrivasse a destinazione si scontrò contro la punta del bastone. Il ragazzo si porse in avanti prendendosi una bella bastonata sulla schiena, crollando a terra e perdendo la presa sul pugnale. Mentre l’omone verde si stava inchinando per raccogliere l’arma del fratello di Rosina, il ragazzo biondo tentò una presa al collo, appendendosi alla sua schiena, ma Rosina avendo visto come la creatura sollevasse le poltrone non aveva dubbi su quanto sarebbe accaduto. Infatti, la creatura, trafisse la felpa del ragazzo con i suoi artigli sbattendolo a terra. Il ragazzo si alzò e fuggi con la spalla insanguinata. 

Orchi e streghe


Capitolo 10: Il sollievo.

Rosi nascosta sotto la radice, vide passare dopo pochi istanti, il mostro. Non si mosse e non fiatò, la creatura si fermò ad una decina di metri da lei. Rosi cercò di immergersi il più possibile nell’ombra. Il mostro smise di colpo di urlare, si guardò attorno agitato per un paio di minuti, poi cambio espressione si infilò le mani in tasca e si allontanò borbottando silenziosamente. La piccola Rosi non usci dal suo nascondiglio per più di un ora, un po’ per prudenza un po’ per riprendersi dai dolori,dallo sforzo e dalla paura che l’aveva paralizzata. Una volta uscita da sotto la radice, si diresse nella direzione opposta alla casa del presunto mostro, nella speranza di ritrovare la strada di casa.

Molto più tardi …
A metà strada tra il bosco e la città, in quel posto dove finisce la realtà ed iniziano le favole o viceversa: Rosi era di nuovo al punto di partenza.
Erano passate diverse ore da quando era fuggita dalla casa di quel strano essere. Il sole era alto nel cielo e la piccola stava mangiando un po’ del pane che le era rimasto. Ma gli venne di nuovo sete, quando senti il rumore di un ruscello che scorreva, corse veloce in quella direzione. Tra gli alberi vi era un piccolo ruscello, il solo vedere tutta quell’acqua rese la piccola felice, oltre a bere si lavo un po’ il taglio che il mostro le aveva procurato. Si rese conto che non era altro che un semplice graffio.

Orchi e streghe


Capitolo 9: Un brutto presentimento.

Il mostro iniziò a dirigersi verso casa, continuando ad urlare e ad agitare le braccia al cielo. Rosina, a questo punto, temeva che la creatura fosse andata a prendere la balestra e le frecce (in quel caso era fottuta) ad ogni modo iniziò a pensare ad un modo per scendere da quell’albero. Vi erano un sacco di rami, uno in particolare le pareva adatto per… la piccola dovette momentaneamente sospendere i suoi pensieri, causa il ritorno dell’essere. Teneva nella mano sinistra una grossa scala di metallo, aveva smesso di urlare, ma continuava a bofonchiare tra se. Piazzò la scala davanti all’albero ed iniziò a salire i pioli. Rosina era spaventata stava per riprendere a piangere ma si controllò. Non appena fu salito, il mostro fisso la bambina con il suo sguardo assurdo, poi con un balzo montò sull’albero di mele, allungò il braccio destro (con il sinistro si manteneva al tronco) nel tentativo di acchiappare la piccola, che invece si appese ad un ramo (che per fortuna non cedete) ma si piegò bruscamente, facendole perdere l’equilibrio. Rosi cade sia sulle gambe, che sulla pancia, facendosi abbastanza male ma riusciva ancora a correre. L’orco aveva ripreso ad urlare, mentre si teneva ai rami, Rosi scattò verso la scala spingendola con tutte le sue forze che le erano rimaste, la scala cade.
Rosina puntò dritto nel bosco, poco prima di raggiungere gli alberi si voltò un secondo per controllare, ma quello che vide non le piacque granché. L’orco aveva compiuto un balzo animalesco per scendere dall’albero, aveva barcollato, ma non era caduto, ed iniziò ad inseguirla. L’orco aveva lasciato il meglio del suo repertorio alla fine, le urla si erano fatte davvero strazianti. Rosina non si sentiva le gambe,le facevano male le costole per la caduta. Sapeva benissimo di non aver possibilità contro un essere capace di scendere da un albero in quel modo. La piccola si muoveva un po’ a zig zag, cercando di confondersi tra gli alberi. alla fine notò una radice particolarmente sollevata dal terreno, era la sua ultima speranza … 

Orchi e streghe


Capitolo 8: La fuga disperata di Rosina.

Rosina udì la porta principale prima aprirsi, poi essere sbattuta con violenza, faccendo tremare tutto ciò che vi fosse attorno. Rosi sapeva di avere poco tempo, spense i rubinetti agli occhi, uscì dal mobile delle pentole guardandosi intorno. Una volta fuori ignorò le finestre, si diresse verso il camino, trovandosi davanti lo straccio lordo di liquido rosso che penzolava dalla stufa, si fece forza e proseguì. Il fuoco era quasi spento, ma c’era ancora un po’ di brace, si diresse rapidamente verso la bottiglia che aveva lasciato in un angolo. La sollevò con entrambe le mani, non senza sforzo, e tornata al camino vi versò sopra tutta l’acqua contenuta. Rosina mise la testa nel camino guardò verso l’alto, la canna fumaria era abbastanza larga, ed era completamente in mattoni. I mattoni di cui era composta non erano posati in maniera omogenea fornivano appigli su cui ci si poteva arrampicare. Il mostro pareva essere scomparso. Rosina era intenta a raggiungere la cima del comignolo, mettere piedi e mani nel posto giusto era un operazione che richiedeva un po’ di tempo. Rosina era circa a metà strada, quando sentì un urlo inumano sotto di lei. Rosina guardò in basso vedendo la testa del mostro che la guardava, si sforzò di non farsi prendere dal panico, era certa al 1000% che quell’essere non sarebbe “mai” riuscito ad arrampicarsi in quel buco. Rosi riprese la salita, cercando di mantenere il ritmo. Era salita di almeno un altro metro e mezzo, quando udì uno strano trafficare unito ai soliti borbotti. La bimba guardò nuovamente verso il basso e notò che il mostro aveva piazzato un grosso mucchio di fieno nel camino. Rosina aveva annacquato il carbone per cui dubitava che il fuoco potesse divampare “ se permetti me ne infischio, certo è meglio se non rischio!” la bambina non si capacitava del fatto che le potessero venire alla mente rime stupide in un momento come quello “anche se questa era bellina o no??”. Rosina accelerò il passo, avanzò di almeno 2 metri, prima di perdere la presa sul piede sinistro. In quel’istante Rosi pensò seriamente che forse sarebbe stato meglio se il fratello l’avesse  acchiappata, qualsiasi cosa le avesse fatto… beh per lo meno non l’avrebbe uccisa. Rosina si fece forza sulle braccia ritrovò una nuova posizione, mezzo metro più avanti dovette utilizzare tutte le sue forze per scavalcare. Raggiunse il tetto stremata, si sedette un attimo sulle tegole bagnate, più per forza che per volontà, la bambina si guardò intorno respirando affannosamente. La notte era quasi finita ed il sole seppur ancora assente, cominciava a stendere i suoi primi raggi sul suolo terrestre. Il respiro di Rosi, era ancora affannoso, ma iniziava a calmarsi, sentiva un leggero bruciore al sopraciglio sinistro, non ci aveva fatto caso durante la fuga, ma ora era un po’ fastidioso. Rosi si controllò con le dita dove le doleva, c’era del liquido sul sopraciglio, non servi controllare le dita per capire di cosa si trattasse, ad ogni modo rimase qualche secondo a fissare la propria mano impiastricciata di sangue, doveva averglielo fatto il mostro con l’artiglio della mano, quando lei si era rannicchiata nel mobile della cucina.
Si senti una porta sbattere, dal piano terra, poi solo urla e versi senza senso, Rosina si alzò controvoglia e guardò giù, il mostro stava a una decina di metri dalla casa, oltre che ad urlare si era messo a correre e saltare da una parte all’altra come una mosca impazzita.
Arghhh … rorggkkkk.. crorhhshsh… annunciò l’essere, fissandola e indicando col dito per terra. La ragazzina si spostò sul lato destro del tetto, uno dei rami dell’albero di mele superava il tetto della casa, pareva abbastanza robusto. Salì sul grosso ramo e gattonando arrivo fino alla base del tronco. Il mostro si era messo le mani in testa e si sgolava sempre di più, agitandosi come un pazzo… haurghhahahahah… La strana creatura piombò sotto l’albero, continuando ad indicare il pavimento con il dito, nel frattempo Rosina acchiappò una mela acerba, e con grande sorpresa centro il mostro sulla fronte. L’essere in un primo momento fisso terra silenzioso, per poi riprendere ad urlare ancora più inferocito. 

Orchi e streghe


Capitolo 7: Il brusco risveglio.

Rosina attese non poco, prima di uscire dal suo nascondiglio.
Era buio, ma aveva smesso di piovere, la luna illuminava quanto basta. Gli unici rumori che si udivano erano il verso dei grilli ed il russare proveniente dell’essere proveniente dalla camera.  Rosi si diresse silenziosa ma rapida verso la porta principale.
Stava molto attenta ai rumori provenienti dalla stanza sulla destra, se il bestione avesse smesso di russare… beh! Quello  era il momento di preoccuparsi.
La bambina girò la maniglia più piano che potè, fece comunque un leggero Teck…
Rosi stette ad ascoltare…Groanf….. Groanf….
Dormiva ancora. Rosi tirò la maniglia verso di se, pronta a scattare di corsa non appena la porta fosse aperta, ed a fuggire il più lontano possibile da quell’essere grottesco e spaventoso. La porta non si aprì, doveva essere chiusa a chiave, Rosina non ricordava quando l’omone verde l’avesse fatto, ma non era proprio il momento di pensarci. 
La chiave non era nel buco della serratura.
Ora era seriamente agitata, si diresse verso una finestra, ma si mosse troppo in fretta, il pavimento era ancora umido, scivolò cadendo di schiena, facendo un bel botto.
Rosina rimase qualche secondo, in quella posizione con gli occhi fissi sulla porta della stanza, dove dormiva il bestione. Intenta ad ascoltare …
Non sentii più russare… in compenso si accese la luce della camera. Rosi non perse un secondo, si sollevò, sforzando il sedere ancora dolorante, si guardò intorno, notando un mobile in ferro nella zona dei fornelli.
zomp … zump
Rosi era quasi arrivata allo sportello quando la porta si aprì, rimase impalata per qualche secondo.  La luce si accese anche nel soggiorno, quando la creatura fece ingresso nella stanza con un balzo. L’essere stava curvo lanciando dei brevi latrati animaleschi, indosso aveva solo un paio di logori pantaloni di stoffa. La creatura notò subito la bambina le lanciò contro un verso disumano, una specie di  hhuuuaaaarrrrrggggg. La bambina zompò verso il mobile in ferro entrandovi. All’interno del mobile, vi erano un sacco di pentole, padelle, graticole ed utensili vari. Il mostro fece altrettanto, scagliandosi a torso nudo sul mobile con fare inferocito, ma naturalmente non riuscendo ad entrarvi. Si limitò a tendere un braccio nel tentativo di acchiappare la piccola. fortunatamente il mobile era molto ampio cosi ché la bambina si poté rannicchiare sul fondo appiattendosi più possibile. Il mostro aveva lunghe braccia, ma tuttavia non riusciva comunque ad acciuffare la bambina, Rosi trovatasi faccia a faccia con i lunghi artigli neri che la sfioravano, non resistette, scoppiò in lacrime. La creatura ritrasse il braccio di botto, per alcuni secondi, fissò la bambina con sguardo furioso, per niente “distante”. All’improvviso la creatura emise un urlo simile a quello precedente, Rosina ebbe la panoramica completa dei denti del mostro, gialli ma sani, aguizzissimi. L’essere diede un pugno con entrambe le mani al mobile, facendone tremare l’intera struttura metallica, peggiorando ulteriormente il pianto di Rosina. Fatto ciò l’orribile uomo verde si allontanò rapidamente in direzione dell’ingresso, brontolando ad alta voce frasi incomprensibili.
Gronf gronf gronf..
E cosi via.

Orchi e streghe


Capitolo 6 : Il tanto sospirato dormire.

Lo strano essere estrasse da un cassetto, un paio di occhiali da vista con uno spessa montatura marrone. A differenza del grembiule bianco, questi ultimi, non lo ridicolizzavano, anzi si adeguavano perfettamente ai lineamenti del viso, quasi a migliorarglielo.
Oltre a brontolare solitario, la creatura verdognola, iniziò anche a sbadigliare.
Sollevatosi dalla sedia, coprì il tavolo con un telo, si levò  il grembiule, poggiandolo sul caminetto e si diresse, sbadigliando verso la camera da letto.
Dall’interno di quest’ultima provenirono dei rumori causati dai movimenti … poi alla fine tutto tacque.

Orchi e streghe


Capitolo 5: La strana figura.

Rosina stava iniziando a pensare di aver avuto le allucinazioni, quando ad un tratto la porta si aprì, per cinque secondi buoni, non entrò nessuno, ma un fulmine illuminò una sagoma di almeno un metro e novanta, ferma sul ciglio della porta, la sagoma avanzò lentamente all’interno, chiudendo la porta dietro di se e guardandosi intorno con circospezione. L’essere di sesso maschile, ora perfettamente visibile e fradicio, indossava un impermeabile, in quella che doveva essere pelle di cervo rozzamente lavorata, dello stesso materiale e di altrettanto rozza fattura erano fatti il cappello ed i guanti. Dal cappello spuntava una lunga piuma bianca, alle gambe indossava un paio di jeans logori e sbiaditi dall’usura (non come quelli che si trovano adesso anche nelle boutique), Rosina non riusciva a stabilire di che materiale fossero i grossi scarponi che aveva ai piedi. Nella mano sinistra, tendeva un grosso sacco, dalla quale spuntavano le zampe posteriori di un animale non  identificato (probabilmente un lupo), sulla spalla destra invece, teneva una grossa balestra da caccia, i cui dardi erano agganciati alla spalla sinistra. La strana figura si tolse il cappello lanciandolo sul divano, mostrando la testa calva, i lineamenti sgraziati e gli assurdi denti al contrario…ma ancora una volta la cosa che più la colpì fu lo sguardo… distante… c’erano momenti che la creatura pareva fissare il vuoto, con i  suoi occhi neri e senza pupille, dall’iride sproporzionato. La creatura stava esaminando con gli occhi le numerose impronte sul pavimento… Rosi si morse il labbro per auto punirsi. Il gigante poggio le armi accanto alla porta senza chinarsi ma continuando a guardarsi attorno. Fatto questo, si diresse lentamente verso una poltrona posta, al centro della stanza frontalmente alla porta d’ingresso, con il solo utilizzo della mano destra sollevò la poltrona alzandola su un lato, rimase un attimo sul posto osservando attentamente, come se stesse cercando qualcuno rimise a posto la poltrona,  s, tolse il giaccone ed  i guanti, lanciò tutto sul divano, accanto al cappello. Sotto l’impermeabile portava, una camicia a quadri bianchi e rossi ogni quadrato aveva per contorno una sottilissima linea blu, l’essere si diresse bofonchiando verso la camera dal letto matrimoniale, vi entrò …
Nei pochi secondi che la creatura fu fuori dal soggiorno, Rosi ebbe l’idea di fuggire, ma la paura le impediva di compiere azioni semplici quali: girare una maniglia, correre via lontano.  L’essere verde uscì dalla stanza, con indosso un grembiule logoro e pieno di macchie rossicce, ora si stava nuovamente guardando in torno, con aria pensierosa.  Alla fine si diresse verso la porta dello sgabuzzino…
Aprì la porta, osservò l’interno del piccolo stanzino, prese uno straccio, un bastone e un secchio, poi uscì richiudendo la porta.  Rosi aspettò un po’ prima di uscire dal grosso baule dove era riuscita ad infilarsi. Una volta fuori, tornò ad osservare la situazione dal buco della serratura. Il bestione stava tentando goffamente di lavare il pavimento ma il risultato fu misero. Il grembiule che si era messo addosso lo rendeva ridicolo, ma il suo parlare da solo con quello sguardo spento, mantenevano alta l’inquietudine della bambina.  Mentre passava lo straccio, la creatura notò il pezzo di mela che Rosi, aveva lasciato cadere. Guardatosi intorno per l’ennesima volta, riprese il suo lavoro, non sembrò notare la bottiglia dell’acqua fuori posto. Finito di “pulire” la rozza creatura si diresse al tavolo, svuoto il sacco, il cui contenuto risultò un cinghiale di medie dimensioni. Lasciò cadere il contenitore a terra ed estrasse da uno stivale un grosso coltello affilato, si sedette ed iniziò a trafugare con l’animale morto,  Rosi vedeva la creatura di spalle, non poteva vedere con chiarezza cosa stesse facendo, la bambina ringraziò il Signore di ciò.

Orchi e streghe


Capitolo 4: L’interno della foresta.

Rosina venne svegliata di colpo da un potente ululato, tutt’altro che lontano, il verso pareva provenire dalla sua destra, la bambina guardò in quella direzione, non vide nulla, ma udì chiaramente una specie di latrato canino, non ci mise molto a … “ capire , che questo era proprio il momento di ” …fuggire. La piccola, scattò di corsa nella direzione opposta di quella da dove provenivano i versi, dimenticando la sete ed i dolori alle gambe, corse se possibile, ancora più forte rispetto a quando era fuggita dal fratello, corse per diversi minuti, si fermò solo, quando senti alcune gocce d’acqua colpirle il viso, sollevò una mano aperta a mezz’aria sentendo altre gocce sul palmo, “ fan culo ” disse sotto voce. Gli alberi non offrivano molta protezione dalla pioggia, il tempo andava gradualmente peggiorando, per Rosi era nuovamente ora di correre, si mise lo zainetto sulla testa per ripararsi un po’, e parti verso una direzione qualsiasi. La bambina era, quasi del tutto zuppa quando, notò qualcosa che non aveva visto da nessun altra parte della foresta, un albero era stato tagliato con una sega o qualcosa di simile, ne rimaneva solo il ceppo, quasi liscio, vicino ad esso l’erba leggermente rada, a Rosi vennero in mente i sentieri di campagna che si vedevano in tivù. Prosegui in quella direzione ma mano che Rosi camminava iniziava sempre di più a distinguere per terra un sentiero, inizio anche, a pensare di essere finalmente vicino alla città, forse aveva fatto un giro strano e non aveva idea di dove sarebbe sbucata, però avrebbe potuto chiedere a qualcuno delle indicazioni e comunque era sempre meglio che rimanere lì. Gli alberi finirono improvvisamente, ma non si trovò davanti la città, bensì un grande spiazzo verde, al centro di esso stava una casetta rustica col tetto in tegole, laterale alla casa vi era un grande albero. Lo spiazzo era completamente circondato dalla foresta, non vi era traccia della città (anche se col buio e la pioggia era un po’ difficile esserne sicuri, non era neanche in grado di stabilire di che tipo fosse l’albero, sul lato destro della casa).  La bambina non indugio, un secondo di più corse verso la porta, dalle finestre scaturiva una leggera luce. Il primo impulso di Rosi, fu quello di tentare di aprire la porta di botto, resistette alla tentazione, non voleva correre il rischio di essere buttata fuori e busso educatamente alla robusta porta di legno…
Nessuna risposta, la pioggia cadeva ormai forte e incessante…
Bussò di nuovo, questa volta meno educatamente…
Silenzio, coperto dal rumore dell’acqua che colpiva il suolo…
<< c’è qualcuno … apriteeeeee >>>  urlò disperata …
Nessuna risposta …
Rosi iniziò a battere ferocemente sulla porta, infine stremata, si aggrappò alla maniglia che le arrivava alla bocca e spinse forte sulla porta, che per grazia di dio era aperta. La prima cosa, che fece una volta dentro, fu chiudersi la porta dietro le spalle, poi cercò a tastoni l’interruttore della luce, lo trovò accanto alla maniglia. La prima cosa che notò nella casa fu il camino acceso, (doveva essere quella la luce che aveva visto da fuori), ci si sedette vicino, il fuoco era quasi esaurito, ma era sufficiente per asciugarsi un po’. La bambina iniziò ha guardarsi un po’ intorno, era evidente che non vi fosse nessuno, ma la casa era chiaramente abitata, a parte il fuoco acceso, vi erano delle foto sui mobili della cucina, ed il posto non era “troppo” disordinato (casa sua era decisamente peggio). Vicino al camino vi era un piccolo televisore, smile a quello che aveva in casa lei, su uno dei mobili della cucina, vicino alle foto, vi era una grossa bottiglia d’acqua, Rosina si sentii abbastanza asciutta, e si diresse verso la grossa bottiglia.  La prese con entrambe le mani, fortunatamente non era completamente piena, altrimenti, difficilmente l’avrebbe potuta sollevarla, anche perché il mobile era un po’ alto per lei. Mentre beveva, notò che una delle foto era stata scattata in una bella giornata di sole, nell’albero vicino alla casa, solo ora, si rendeva conto che si trattava di un melo…
Vi era anche un uomo seduto, con la schiena poggiata sul tronco e le gambe distese sull’erba. Teneva la testa un po’ china e lo sguardo distante, era pelato… ma la cosa strana era il suo colorito verdognolo…? E i suoi denti deformi, era come se avesse i canini sotto anziché sopra… dei grossi canini, inoltre a prescindere da ciò, v’era qualcosa di spaventoso nello sguardo, del tipo. Rosina rimase un paio di secondi a fissare lo sguardo pensieroso della strana figura, poi tentò di rimettere la bottiglia al suo posto non riuscendoci, si limito ad appoggiarla in un angolo, passò ad esaminare l’altra foto.  La seconda foto, era più rassicurante della prima, mostra il primo piano di una ragazza, tutto sommato carina, leggermente imbrunita da un naso troppo pronunciato, dai precoci capelli grigi, la donna sorrideva tenendo in mano una mela, sulla testa portava un orribile cappello nero” appuntito”. Rosina trovò una fruttiera in vimini piena di mele sul tavolo, ne prese una (era buona) si diresse verso una finestra. Pioveva ancora parecchio fuori, ogni tanto un lampo squarciava le tenebre, per un attimo, Rosi fu sicura di aver visto un’ombra muoversi, spaventata aprì bene gli occhi, guardando con più attenzione…un’ altro lampo accese il buio circostante, questa volta la bambina distinse chiaramente un’alta figura dirigersi a gran velocità verso l’abitazione.
Rosina venne presa dal panico, v’era un forte possibilità che la figura che aveva appena visto, potesse essere la strana creatura della foto che rincasava. Rosi molto stupidamente, lascio cadere ciò che rimaneva della mela, si guardo rapidamente intorno, in cerca di un nascondiglio. Vi erano tre porte (tutte in legno) che non aveva ancora aperto, senza pensare si diresse in quella situata nell’angolo destro della stanza, l’aprì più in fretta possibile, l’interno era buio riuscì a distinguere solo un letto matrimoniale ed un guardaroba. Il quale, poteva essere un buon nascondiglio… ma la bambina non ne era convinta e tentò con un'altra porta, quella posta sulla parete centrale, vi era solo un piccolo sgabuzzino, con un lavandino , un paio di scope ed un baule.
Rosina vi entrò si chiuse alle spalle la porta, piazzo l’occhio destro sul buco della serratura ed attese …

Orchi e streghe.


Capitolo 3 : La foresta.  

Nella mente della bambina, iniziò a farsi strada l’idea di essersi persa, aveva solo 8 anni, non conosceva ne l’esatta geografia della foresta circondante la città, ne le dimensioni, però, sapeva contare, e sapeva che se il sole ora picchiava forte sulla sua testa, solo un po’ nascosto dalle nuvole, dovevano essere passate diverse ore da quando aveva intrapreso la via verso casa. Questo non la rassicurava affatto dal suo timore di aver preso la direzione sbagliata, come se non bastasse, iniziava ad avere fame, e le sue gambe erano un po’ stanche. Il sole era un po’ diminuito, ormai era certa di essersi persa, persino il paesaggio in torno a lei non aveva un aspetto familiare. La bambina stava morendo di sete, facevano male le gambe ed iniziava ad aver paura di non riuscire nel tornare a casa,  forse le sarebbe convenuto farsi prendere da Charlie… Scacciò subito questo pensiero. Decise, che era il caso di sedersi un po’, si appoggio all’albero più in ombra,trasse un sospiro. Il sole era quasi calato, quindi decise di riprendere a camminare, mossa dal pensiero che se avesse aspettato troppo, sarebbe diventato buio e con tutta probabilità avrebbe dovuto passare la notte nella foresta, questo non doveva succedere. Le gambe non le facevano più tanto male ma aveva molta sete e un po’ di fame, penso:  “ ma nella foresta non ci sono i ruscelli di solito ?”. Le stelle, avevano completamente soppiantato il sole, quando iniziò a fantasticare su un possibile salvataggio, dopo tutto sua madre era si abituata all’assenza di Charlie, anche per giorni interi, ma raramente la piccola si assentava per di più di un paio d’ore, inoltre la mattina, la madre era “ quasi  lucida“, ed era tornata a dormire, quindi , di sera quando si sarebbe svegliata, non trovando la figlioletta che aveva mandato a prendere il pane …. “ il pane“ pensò, aprendo lo zainetto che portava sempre con se, iniziò a mangiucchiare una pagnotta, senza smettere di camminare. Rosi, riprese i suoi pensieri da dove li aveva interrotti, cioè che appena Mara avesse notato la sua assenza, per un motivo o per un altro, avrebbe sicuramente fatto qualcosa per la sua bambina … metti che… Lara si fosse addormentata di nuovo con la sigaretta accesa, le fosse caduta, come era già successo un anno prima, il fatto che la piccola non fosse lì, pronta ad intervenire, avrebbe sicuramente preoccupato tutti, ma quel pensiero che in un primo momento la rassicurò, mostrò subito il suo lato negativo… e se fosse scaturito un vero incendio e sia la mam … i pensieri furono interrotti da ululati lontani, si guardò in torno, faceva freddo, la scena le ricordava quella di un film che aveva visto quando era più piccola, ma visto in tv non faceva così paura però… Rosi decise che era il caso di fermarsi nuovamente, mangiò un'altra pagnotta. Il pane aveva risolto il problema della fame, ma aveva ancora molta sete e le gambe non avevano più tanta voglia di camminare, rimase seduta vicino ad un albero come prima, non aveva intenzione di addormentarsi, chiuse le palpebre solo per riposare gli occhi.

Orchi e streghe


Capitolo 2 : Il quartiere.

Definire carino, il quartiere dove abitava la famiglia di Rosi, era per lo meno … “originale “. La città era piccola, costruita in mezzo ad una foresta, ma comunque piuttosto industrializzata.  La palazzina si trova in periferia, circondata da altri palazzi e dalle ciminiere di fabbriche non meglio identificate, che sputavano fuori il loro fumo tutto il santo giorno. L’unica cosa, che amava di quel posto era la foresta, ogni tanto se ne rimaneva un po’ a gironzolare tra i primi alberi, era anche il posto dove si nascondeva quando scappava dal fratello, cercava comunque, in ogni caso di non  inoltrasi troppo nel fondo, nonostante l’inquinamento, la foresta rimaneva comunque, un posto pericoloso, ci si poteva perdere ,  c’era sicuramente qualche lupo di qua o di là.  Prima di entrare nel market, per comprare il pane la bambina notò, un ragazzo sui 16 anni che la fissava. Il tipo, aveva lunghi capelli quasi biondi, la pelle chiara e gli occhi celesti, indosso portava dei jeans blu ed una robusta felpa di un qualche gruppo musicale, era convinta di averlo già visto , ma non ricordava in quale circostanza. Nel market, quasi tutti le rivolgevano uno strano sguardo, ( cassiere comprese ) ma ormai c’era abituata. Quando era più piccola, pensava che quello sguardo fosse dovuto al fatto che la gente la ritenesse “ strana ”, ma ora era abbastanza matura, da capire che la madre e la sorella non dovevano, essere proprio ben viste, anche se, comunque, in più di un occasione aveva notato lo stesso sguardo infastidito perfino da uomini, che era sicura facessero “ visita alla mamma”  piuttosto spesso … ma ? ! . Appena uscita dal negozio, non notò subito il ragazzo biondo, in un primo momento pensò che se ne fosse andato, ma dopo una decina di metri in direzione casa, lo notò sbucare da un vicolo in compagnia di suo fratello Charlie e di un altro ragazzo difficile da descrivere, a causa del cappuccio tirato giù sino agli occhi, inoltre, come se non bastasse camminava curvo. Charlie portava i capelli quasi rasati , “ come un nazista “ gli ripeteva spesso la madre, addosso portava un paio di jeans neri ed un maglione anch’esso nero con una svastica rossa disegnata nella zona del cuore. Non era alto, però, era stronzo “ cosa c’entra non lo so, se lo scopro te lo dirò “ pensò senza un motivo preciso, dopo due secondi si vergogno di questo pensiero. Charlie, si stava guardava attorno, non pareva averla vista ma, il ragazzo biondo ad un tratto disse qualcosa (che Rosi non riuscì a capire da quella distanza ) e puntò il dito su di lei, che stupidamente era rimasta li impalata, senza nemmeno tentare di evitare di essere vista. Charlie, guardava ora in direzione della sorella, sorridendo malignamente, i tre ragazzi stavano ora camminando a passo svelto, verso di lei. Charlie, si era infilato una mano nella tasca del maglione, estraendo un piccolo coltello a scatto, Rosi sapeva già del coltello da un paio di settimane, perché glielo aveva visto usare per stringere una vite della bici, ( solo Dio sa come cazzo aveva fatto ha procurarselo). Rosi attivò, il giovane cervellino, si voltò e prese a correre, partirono in corsa anche i tre. Charlie stava gridando qualcosa, con la sua voce orribile, la piccola era troppo occupata a correre e non capì niente. Per strada c’era parecchia gente, ma non sembra molto interessata  a quanto stava accadendo, il massimo che poteva ottenere da quei volti grigi, era l’espressione infastidita quando lei o uno dei tre urtavano, qualcuno che camminava a capo chino sul marciapiede. La bambina era particolarmente spaventata dal nuovo “giocattolo“ del fratello, non tento di seminare i suoi inseguitori per le strade cittadine, bensì, presa dal panico puntò direttamente verso la foresta, purtroppo suo fratello ed i suoi compagni erano particolarmente intenzionati, non ci misero molto ad arrivare alle soglie della foresta. Pochi secondi dopo che lei, si era nascosta lateralmente ad una quercia particolarmente curva. I tre si fermarono. Dalla sua posizione Rosi riuscì a vedere proprio il fratello intento ad ascoltare…
<< ROSI >>
La voce di Charlie rimbombò tre volte , facendo spiccare il volo a decine di passeri che la piccola non aveva notato al suo arrivo. Ma di fatti non si mosse …
Silenzio …
<< ROSI … ESCI FUORI SUBITO CHE NON TI FACCIAMO TANTO MALE >>
Silenzio …
<< ROSIIIIIIIIII>>
Urlò Charlie col coltello, immaginò, cioè, a questo punto la piccola non era più in grado di vederlo, ma lo immaginava, con il pugnale, urlando con quella sua voce schifosa, con quella cazzo di svastica sulla sinistra del maglione. La bambina, presa dal terrore riprese a correre verso la profondità della foresta.  Man mano che Rosi avanzava di corsa, le voci dei tre inseguitori si fecero sempre più rade e lontane, la bambina continuò comunque a correre, per un altro quarto d’ora almeno, fino a quando, non si rese conto che l’unico rumore, che ancora sentiva erano le foglie secche rompersi sotto le sue scarpe da ginnastica. Rosi si guardò, intorno preoccupata, non si era mai inoltrata cosi in profondità, non era neanche tanto sicura di aver corso dritta o di essersi spostata un po’ sulla destra. La bambina, rimase un po’ sul posto ad ammirare i gufi (o forse erano civette) appollaiati sui rami degli alberi, questi ultimi parevano ricambiarla fissandola a loro volta, il sole iniziava ha farsi spazio nel cielo. Poi decise, che era ora di tornare a casa, suo fratello non era poi cosi tenace, aveva sicuramente rinunciato già da un po’. Rosina s’incammino, comunque con circospezione, camminando lentamente per ogni eventualità, non era per niente sicura della direzione, avanzò cercando di orientarsi con gli alberi. 

07/03/12

Orchi e streghe


“Orchi e streghe
Sono soli
Si abbracciano
Il terrore
che non fanno
fa pensare!”

Capitolo 1 : La casa.

Tic - tac” rumoreggiava la grossa sveglia, vicino al letto di Rosina. La bambina sentiva, chiaramente il ticchettare già da una mezz’ora abbondante, “Tic” (come, sentiva anche lo sbattere del letto ed i lamenti provenienti dalla camera della madre), ma molto più semplicemente non voleva sentirlo, “Tac” l’unica cosa che avrebbe voluto “Tic”, era rimanere stesa sul letto a pancia in giù, possibilmente ancora addormentata, “Tac” magari morta. Di sicuro non aveva intenzione di alzarsi.

Rosina si alzò.

La bambina, si diresse sbadigliando verso lo specchio sopra il lavandino del bagno, dopo essersi lavata la faccia, Rosina, rimase un paio di minuti a contemplare, semi schifata il riflesso nello specchio. Rosi ( come la chiamavano la madre, la sorella maggiore … e anche suo fratello purtroppo) era una bambina magra, a suo modo carina, ne alta ne bassa, per la sua età, 8 anni (quasi 9). L’unica cosa, che realmente apprezzava del suo aspetto, erano i lunghi e mossi capelli rossi, era l’unica in casa ad averceli di quel colore, non sapeva da chi avesse preso, visto che sia sua madre sia sua sorella maggiore li avevano diversi, forse li aveva presi dal padre, ma non lo conosceva, non l’aveva mai visto, e non aveva assolutamente intenzione di domandarlo alla madre. I rumori, provenienti dall’altra stanza cessarono finalmente. Rosi smise di fissare il proprio riflesso nello specchio e si mise ad ascoltare, seguendo con lo sguardo, i rumori oltre il muro del bagno. Prima, sentì l’aprirsi della porta della camera da letto della madre, poi dei passi percorsero il soggiorno, infine, finalmente lo sbattere del portone d’ingresso.

L’abitazione (un appartamento – catapecchia, situato al 3° piano di una palazzina condominiale),  consisteva in, soggiorno, cucina, bagno e due camere, il tutto in “ quasi” 60 mq. Madre e figlia primogenita (Lara), dormono (ogni tanto)  e “ lavorano” (spesso) nella camera grande, Rosi sta in quella più piccola ( l’ex sgabuzzino ). Per un paio d’anni, l’ha condivisa con il fratello Charlie (di sei anni più grande di lei), ma poi … la cosa , non è stata più possibile e Charlie è stato trasferito sul divano in soggiorno. In soggiorno, sta anche il piccolo Tom (8 mesi), in una culla all’angolo della stanza. Il piccolo Tom, piangeva quando Rosi, uscì dal bagno, Lara stava completamente nuda, sdraiata sulla poltrona sul lato destro del salotto, addormentata e sbronza. Rosi conosceva questo termine, già da un paio d’anni, ma ignorava tutt’ora l’utilità delle siringhe nel portacenere e della polverina bianca sopra gli specchietti, ne’ le era chiaro il perché le persone diventassero cosi strane, strane dopo essersi, messi quella strana polverina nel naso, o essersela iniettata. Frontale alla poltrona sta il televisore acceso, trasmettendo i primi cartoni animati del mattino. Lara è “ ancora “  una bella ragazza, magrolina, ma non come la madre o la sorellina, porta i capelli biondi a caschetto (cioè, in realtà li ha castani come la madre, ma li tinge). Come spesso accadde, la sorella di Rosina, sta addormentata con la sigaretta “ accesa” incastrata tra l’indice e il medio (la bambina, non era in grado di stabilire se si trattava di tabacco o di quella roba color verde marcio, di cui erano sempre fornite), Rosi sa benissimo, quanto questo fosse pericoloso, in ogni caso, a ricordaglielo rimaneva sempre l’enorme macchia nera, sulla parete centrale, residuo dell’incendio avvenuto l’anno passato, causato appunto da una cicca ribelle, che non si era accontentata di consumarsi tra le dita di Lara, bruciandola e risvegliandola così dal mondo meraviglioso dove tanto amava stare nei suoi sogni ubriachi, come accadeva di solito, ma aveva preferito cadere sul mucchio di vecchi giornali che Mara (la madre di Rosina) teneva per i suoi “clienti”. Rosi, tolse con attenzione la cicca dalle dita della sorella, per spegnerla sul portacenere, su cui stava appoggiata una lunga siringa con un lungo ago. Eseguita questa operazione urgente, si diresse alla culla del fratellino. Tom piangeva, non troppo forte, come l’aveva sentito piangere in passato, ne dedusse che era il pianto “ della fame “, gli mise in bocca la tettarella, fece il suo dovere, mettendo fine al pianto, mentre riscaldava il latte.

La madre di Rosina, uscì dalla sua camera da letto, si avviò nel salotto stiracchiando il magrissimo corpo. Fino a una decina di anni fa, si sarebbe potuto definire Mara una bella “figa” (per molti anni Rosi, aveva ignorato il significato di questa parola … ora sapeva perfettamente cosa voleva dire, anche perché, sia la sorella che la madre ne facevano largo utilizzo) ma adesso era poco più che uno scheletro, le rimane un bel viso, anche se troppo pallida, senza contare l’espressione di chi è perennemente in crisi d’astinenza (comunque nessuno dei suoi ” clienti “ si era lamentato di ciò). Mara, portava i capelli lunghi e mossi come la figlia piccola, di color castano chiaro, indossava  solo la sua vestaglia rosa aperta, emanava un odore strano, sgradevole, lo stesso odore che aveva tutte le volte che portava un uomo nella sua stanza. La madre, si guardò in torno, soffermandosi qualche secondo sulla figlia, addormentata sulla poltrona, poi notò la piccola vicino hai fornelli, Mara le sorrise, con dolcezza, apri la bocca per parlare ma venne interrotta dal proprio sbadiglio, infine disse con aria assonnata:
<< Ciao tesoro … già sveglia ? … che ora è ? >>.
La voce della madre, era più lucida del solito, il che rassicurò la bambina che rispose …
<< Ciao mamma, sono ( guarda l’orologio ) … le 6 e 20 >>.
<< Senti chicca … più tardi appena puoi, vai ha comprare il pane ? … per favore … ah ! già che vai se vedi tuo fratello gli dici di tornare a casa ? >>.
<< Certo ( … si …col cazzo , se avesse visto Charlie o i suoi amici gli sarebbe stata il più lontano possibile ) >>.
<< Grazie … la mamma torna ha dormire un altro po’ >>.
<< Notte >>.
Clock ( la madre richiuse la porta ).  Il latte era abbastanza caldo, Rosi riempì il biberon e diede da mangiare al piccolino. 

I muri dei corridoi, della palazzina erano completamente, impiastricciati di disegni osceni e scritte quali, insulti, bestemmie, commenti a carattere sessuale (vi erano però anche strane macchie e sudiciume non meglio identificato). Fin da quando Rosi, aveva memoria, era sempre stata cosi, tuttavia, ogni volta che percorreva il corridoio in direzione dell’ascensore, come in questo momento, guardandosi ha destra ed a sinistra, riusciva sempre a scovare qualcosa di nuovo. L’ascensore, aveva sicuramente subito un uso improprio nel corso degli anni, quando premette il pulsante, si udirono dei rumori per niente rassicuranti “ crack … clarcccc….rrrrr….” . Quando l’ascensore, arrivo al 3° piano , passarono diversi secondi, prima che gli sportelli si aprissero mostrando il suo interno, con la sua buone dose di pasticci, disegni,  scritte e chewing-gum appiccicate ovunque. L’illuminazione, interna dell’ascensore, andava e veniva, a Rosi venne in mente una rima “se l’ascensore non scende e non sale, forse è meglio che prendi le scale “, le venivano spesso alla mente frasi di questo tipo, non che lei se ne vantasse molto, (non che ci fosse molto, da vantarsi in effetti) non tutte erano sensate però. Ad ogni modo, prese le scale.