08/03/12

Orchi e streghe


Capitolo 12: La lotta continua con un lieto fine.

Intanto Charlie, aveva ritrovato il suo coltello, ma l’oscura creatura si stava già dirigendo verso di lui. Per prima cosa, il fratello ricevette un'altra bastonata sulla mano destra, perdendo di nuovo l’arma, segui un colpo sulla spalla, su cui Charlie stava sdraiato di schiena sputando sangue, quando venne colpito ancora sul ginocchio destro, alle costole ed alla coscia sinistra. Il ragazzo incappucciato era rimasto tutto il tempo a guardare, solo ora incontrò lo sguardo del mostro, non gli servi a molto perché iniziò a fuggire da dove era venuto. L’essere raccolse il coltello, mentre Charlie si lamentava al suolo, infilò la lama tra i denti e la spezzò, sputandola a terra. Gettato il bastone, il grosso essere si diresse verso la piccola Rosi si chino davanti a lei e fece quanto più simile si potesse associare ad un sorriso, accarezzo con l’artiglio dell’indice il mento di Rosi, nella speranza di farle passare lo spavento. Rosi non disse nulla, lo guardò in silenzio ancora spaventata. Sollevatosi da terra, riprese la legna le indico il ruscello, facendo segno con le dita di camminare, mentre Rosi continuava a fissarlo allibita, al che la creatura fece una faccia perplessa e si allontano borbottando.

Rosina seguendo il ruscello, non ci mise molto a ritrovare la strada per la città. Rimase comunque un po’ di tempo a gironzolare senza meta. Arrivò  a casa  che era già sera, il fratello stava seduto davanti al portone del palazzo con due dita steccate e pieno di lividi ovunque. Rosina si limitò a guardarlo e passare avanti, Charlie fece altrettanto. Stavolta, la piccola evitò di chiamare l’ascensore prendendo subito le scale. Una volta su, notò un uomo che usci tutto imbacuccato dalla porta del suo appartamento. L’uomo la guardò di sfuggita. Una volta in casa, la situazione era la solita, la sorella stava addormentata sul divano con solo un paio di mutandine rosa indosso, fra le dita aveva la solita sigaretta accesa. Il televisore trasmetteva sempre lo stesso episodio, horror. Tant’è che si avvicinò e lo spense, come spense la cicca dalle dita di Lara. Andò a preparare il latte al piccolo Tom che non piangeva ancora, ma che l’avrebbe fatto di lì a poco. Rosina non disturbò  la madre, visto che aveva appena ricevuto un cliente, doveva essere molto stanca.

Tic “ Rosi non riusciva a dormire “ Tac” non se lo spiegava, “ Tic” data l’enorme fatica di quei giorni “ Tac” ma era cosi “ Tic”..

La piccola decise di uscire, fregandosene dell’ora. All’inizio non le era chiaro dove volesse andare, ma non ci volle molto a capirlo. Si diresse al bosco, utilizzando per orientarsi la luce della luna e lo scorrere del fiume, non ci mise molto a raggiungere la casa in mezzo al bosco.

Non bussò, entrò direttamente senza preoccuparsi di non fare rumore, bussò però alla porta della camera da letto. La luce si accese ed entrò, l’omone si mise seduto di botto bofonchiando, ma la piccola non si spaventò questa volta, bensì si sedette, sul letto accanto a lui il quale fissava il pavimento, parlottando piano piano, guardò verso Rosi tentando un rozzo sorriso, che ella ricambiò. L’omone verde si rinfilò nelle coperte, la piccola fece altrettanto. L’abbracciò, toccandola come si tocca una bambina, (non come aveva tentato di “toccarla” il fratello un paio di anni prima) e si addormentò poco dopo.
Dalla finestra arrivò una luce, come di una stella cometa, anche se l’orco avesse guardato fuori in quel momento non avrebbe mai immaginato che si trattasse del suo amore di ritorno a bordo della sua scopa.

Fine.

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