08/03/12

Orchi e streghe


Capitolo 5: La strana figura.

Rosina stava iniziando a pensare di aver avuto le allucinazioni, quando ad un tratto la porta si aprì, per cinque secondi buoni, non entrò nessuno, ma un fulmine illuminò una sagoma di almeno un metro e novanta, ferma sul ciglio della porta, la sagoma avanzò lentamente all’interno, chiudendo la porta dietro di se e guardandosi intorno con circospezione. L’essere di sesso maschile, ora perfettamente visibile e fradicio, indossava un impermeabile, in quella che doveva essere pelle di cervo rozzamente lavorata, dello stesso materiale e di altrettanto rozza fattura erano fatti il cappello ed i guanti. Dal cappello spuntava una lunga piuma bianca, alle gambe indossava un paio di jeans logori e sbiaditi dall’usura (non come quelli che si trovano adesso anche nelle boutique), Rosina non riusciva a stabilire di che materiale fossero i grossi scarponi che aveva ai piedi. Nella mano sinistra, tendeva un grosso sacco, dalla quale spuntavano le zampe posteriori di un animale non  identificato (probabilmente un lupo), sulla spalla destra invece, teneva una grossa balestra da caccia, i cui dardi erano agganciati alla spalla sinistra. La strana figura si tolse il cappello lanciandolo sul divano, mostrando la testa calva, i lineamenti sgraziati e gli assurdi denti al contrario…ma ancora una volta la cosa che più la colpì fu lo sguardo… distante… c’erano momenti che la creatura pareva fissare il vuoto, con i  suoi occhi neri e senza pupille, dall’iride sproporzionato. La creatura stava esaminando con gli occhi le numerose impronte sul pavimento… Rosi si morse il labbro per auto punirsi. Il gigante poggio le armi accanto alla porta senza chinarsi ma continuando a guardarsi attorno. Fatto questo, si diresse lentamente verso una poltrona posta, al centro della stanza frontalmente alla porta d’ingresso, con il solo utilizzo della mano destra sollevò la poltrona alzandola su un lato, rimase un attimo sul posto osservando attentamente, come se stesse cercando qualcuno rimise a posto la poltrona,  s, tolse il giaccone ed  i guanti, lanciò tutto sul divano, accanto al cappello. Sotto l’impermeabile portava, una camicia a quadri bianchi e rossi ogni quadrato aveva per contorno una sottilissima linea blu, l’essere si diresse bofonchiando verso la camera dal letto matrimoniale, vi entrò …
Nei pochi secondi che la creatura fu fuori dal soggiorno, Rosi ebbe l’idea di fuggire, ma la paura le impediva di compiere azioni semplici quali: girare una maniglia, correre via lontano.  L’essere verde uscì dalla stanza, con indosso un grembiule logoro e pieno di macchie rossicce, ora si stava nuovamente guardando in torno, con aria pensierosa.  Alla fine si diresse verso la porta dello sgabuzzino…
Aprì la porta, osservò l’interno del piccolo stanzino, prese uno straccio, un bastone e un secchio, poi uscì richiudendo la porta.  Rosi aspettò un po’ prima di uscire dal grosso baule dove era riuscita ad infilarsi. Una volta fuori, tornò ad osservare la situazione dal buco della serratura. Il bestione stava tentando goffamente di lavare il pavimento ma il risultato fu misero. Il grembiule che si era messo addosso lo rendeva ridicolo, ma il suo parlare da solo con quello sguardo spento, mantenevano alta l’inquietudine della bambina.  Mentre passava lo straccio, la creatura notò il pezzo di mela che Rosi, aveva lasciato cadere. Guardatosi intorno per l’ennesima volta, riprese il suo lavoro, non sembrò notare la bottiglia dell’acqua fuori posto. Finito di “pulire” la rozza creatura si diresse al tavolo, svuoto il sacco, il cui contenuto risultò un cinghiale di medie dimensioni. Lasciò cadere il contenitore a terra ed estrasse da uno stivale un grosso coltello affilato, si sedette ed iniziò a trafugare con l’animale morto,  Rosi vedeva la creatura di spalle, non poteva vedere con chiarezza cosa stesse facendo, la bambina ringraziò il Signore di ciò.

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