Capitolo
5: La strana figura.
Rosina
stava iniziando a pensare di aver avuto le allucinazioni, quando ad un tratto
la porta si aprì, per cinque secondi buoni, non entrò nessuno, ma un fulmine illuminò
una sagoma di almeno un metro e novanta, ferma sul ciglio della porta, la
sagoma avanzò lentamente all’interno, chiudendo la porta dietro di se e
guardandosi intorno con circospezione. L’essere di sesso maschile, ora
perfettamente visibile e fradicio, indossava un impermeabile, in quella che
doveva essere pelle di cervo rozzamente lavorata, dello stesso materiale e di
altrettanto rozza fattura erano fatti il cappello ed i guanti. Dal cappello
spuntava una lunga piuma bianca, alle gambe indossava un paio di jeans logori e
sbiaditi dall’usura (non come quelli che si trovano adesso anche nelle boutique),
Rosina non riusciva a stabilire di che materiale fossero i grossi scarponi che
aveva ai piedi. Nella mano sinistra, tendeva un grosso sacco, dalla quale
spuntavano le zampe posteriori di un animale non identificato (probabilmente un lupo), sulla
spalla destra invece, teneva una grossa balestra da caccia, i cui dardi erano
agganciati alla spalla sinistra. La strana figura si tolse il cappello
lanciandolo sul divano, mostrando la testa calva, i lineamenti sgraziati e gli
assurdi denti al contrario…ma ancora una volta la cosa che più la colpì fu lo
sguardo… distante… c’erano momenti che la creatura pareva fissare il vuoto, con
i suoi occhi neri e senza pupille,
dall’iride sproporzionato. La creatura stava esaminando con gli occhi le
numerose impronte sul pavimento… Rosi si morse il labbro per auto punirsi. Il
gigante poggio le armi accanto alla porta senza chinarsi ma continuando a guardarsi
attorno. Fatto questo, si diresse lentamente verso una poltrona posta, al
centro della stanza frontalmente alla porta d’ingresso, con il solo utilizzo
della mano destra sollevò la poltrona alzandola su un lato, rimase un attimo
sul posto osservando attentamente, come se stesse cercando qualcuno rimise a
posto la poltrona, s, tolse il giaccone ed i guanti, lanciò tutto sul divano, accanto al
cappello. Sotto l’impermeabile portava, una camicia a quadri bianchi e rossi
ogni quadrato aveva per contorno una sottilissima linea blu, l’essere si
diresse bofonchiando verso la camera dal letto matrimoniale, vi entrò …
Nei
pochi secondi che la creatura fu fuori dal soggiorno, Rosi ebbe l’idea di fuggire,
ma la paura le impediva di compiere azioni semplici quali: girare una maniglia,
correre via lontano. L’essere verde uscì
dalla stanza, con indosso un grembiule logoro e pieno di macchie rossicce, ora
si stava nuovamente guardando in torno, con aria pensierosa. Alla fine si diresse verso la porta dello
sgabuzzino…
Aprì
la porta, osservò l’interno del piccolo stanzino, prese uno straccio, un
bastone e un secchio, poi uscì richiudendo la porta. Rosi aspettò un po’ prima di uscire dal
grosso baule dove era riuscita ad infilarsi. Una volta fuori, tornò ad
osservare la situazione dal buco della serratura. Il bestione stava tentando
goffamente di lavare il pavimento ma il risultato fu misero. Il grembiule che
si era messo addosso lo rendeva ridicolo, ma il suo parlare da solo con quello
sguardo spento, mantenevano alta l’inquietudine della bambina. Mentre passava lo straccio, la creatura notò
il pezzo di mela che Rosi, aveva lasciato cadere. Guardatosi intorno per l’ennesima
volta, riprese il suo lavoro, non sembrò notare la bottiglia dell’acqua fuori
posto. Finito di “pulire” la rozza
creatura si diresse al tavolo, svuoto il sacco, il cui contenuto risultò un
cinghiale di medie dimensioni. Lasciò cadere il contenitore a terra ed estrasse
da uno stivale un grosso coltello affilato, si sedette ed iniziò a trafugare
con l’animale morto, Rosi vedeva la
creatura di spalle, non poteva vedere con chiarezza cosa stesse facendo, la
bambina ringraziò il Signore di ciò.
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