17/09/12

All'inferno e... Ritorno Capitolo 9: Che notte!!!


Sentii aprirsi il bagagliaio, scesi e mi guardai attorno. Stava facendosi buio, ma riuscii a notare che ci trovavamo ai bordi di un bosco, sulla collina che sovrasta la città. Mistress Pamela mi diede una piccola pala e mi disse:
Fai un po’ di pulizia di questo fogliame; voglio vedere la terra nera”.
Obbedii, ripulii uno spiazzo dalle foglie finché non si vide la terra.
Ora spogliati, riponi il grembiule nel bagagliaio e distenditi, nudo, sulla terra”.
Eseguii velocemente il tutto e, d’istinto, mi guardai attorno per vedere che non ci fosse gente. Poi, come mi chiese Mistress Pamela, mi distesi sulla terra nera. Lei si avvicinò e si mise a gambe aperte sopra il mio corpo, si alzò la gonna e cominciò a pisciarmi addosso; poi mi puntò la punta dello stivale sul fianco dicendomi:
I vermi come te si arrotolano sulla terra. Girati!
Obbedii e quando fui girato sentii la schiena inondata anch’essa di urina.
Ora girati e rigirati più volte sulla terra verme schifoso!!” furono le sue parole.
Eseguii per filo e per segno finché non mi sentii ricoperto completamente di terrà. Mi fermai solo quando vidi Mistress Pamela allontanarsi e dirigersi verso la macchina da cui prese il borsone per poi riavvicinarsi a me. Non mi fu difficile immaginare cosa contenesse quel borsone. All’improvviso sentii i primi tuoni, avvisaglie di un temporale in arrivo. Tra me e me pensai che un po’ di pioggia mi avrebbe lavato e forse distolto la Mistress dal proseguire nel suo gioco, ma la speranza presto si spense. Mistress Pamela aprì il borsone, rovistò tra il contenuto e poi estrasse degli anelli simili a portachiavi e dello spago; mi fece alzare e poi mi disse:
Allarga bene le gambe!
Mi prese i testicoli e me li legò molto stretti con lo spago inserendovi 3 anelli, poi me li “accarezzò” con la punta delle unghie, alzò la testa sorridendo beffardamente e mi fece cenno di seguirla. Raccolsi il borsone e ci avvicinammo al bosco; poi ad un tratto si fermò guardando 2 alberi di pino. Il temporale si stava avvicinando rendendo l’atmosfera ancora più lugubre di quanto già non lo fosse, ma al tempo stesso anche più eccitante. Avrei voluto che piovesse, ma non si decideva proprio.
Alza le braccia ed appoggia i dorsi delle mani ai tronchi dei due pini” mi disse.
Mentre mi accingevo a farlo, lei prese dal borsone un martello ed altri piccoli oggetti; me li mostrò, erano dei chiodi a forma di U. Appoggiò il primo chiodo alla base del mignolo della mano sinistra e con 2 colpi decisi del martello il mignolo era fissato al tronco, poi ripeté la stessa operazione con il mignolo dell’altra mano. Due soli chiodi erano sufficienti ad immobilizzarmi. Ad uno ad uno anche le altre 8 dita furono inchiodate ai 2 tronchi di pino, mentre le gambe furono legate con delle corde; ora mi sentivo proprio immobilizzato. Mistress Pamela mi osservò da testa ai piedi sorridendo soddisfatta del lavoro svolto; al termine mi disse:
Certo che così sporco di terra fai proprio schifo. Devo ripulirti
Si avvicinò al borsone e ne estrasse una frusta, poi avvicinandosi mi disse:
Questa sarà utile per scrollarti tutta la terra che hai addosso
Iniziò allora a frustarmi, prima la schiena e poi il davanti, ma la terra impiegò più tempo di quanto auspicassi per staccarsi dal mio corpo. Le mie urla stavano quasi per spegnersi a causa della poca energia rimastami addosso quando si fermò, forse impietosita o forse no.
Ora stai decisamente meglio, verme, ti ho ripulito di un bel po’ di terra; al resto ci penserà la pioggia più tardi”.
Dicendo questo si avvicinò al borsone (che sembrava senza fondo tanti erano gli oggetti che conteneva) ed estrasse 3 bottiglie da 1,5 litri piene d’acqua. Appena sotto i tappi, tramite dello spago, era fissati dei ganci.
Hai sete?” mi chiese Mistress Pamela
Si, Mistress” risposi con un filo di voce
Ti offrirei volentieri un po’ di quest’acqua, ma mi serve. Coraggio, tra un po’ arriverà la pioggia e potrai dissetarti” e scoppiò in una fragorosa risata.
Si abbassò ed appese le 3 bottiglie ai 3 anelli inseriti nel laccio che teneva stretti i testicoli. Mi sentii trascinato verso il basso da quel peso quasi insopportabile. Poi si avvicinò al mitico borsone e ne estrasse un paio di lunghi guanti neri, li indossò e poi si allontanò. Riuscii a malapena a scorgerla mentre rovistava tra i cespugli come se cercasse qualcosa, poi il buio e la lontananza mi impedirono di scorgerla. Tra me e me dubitai per un momento che volesse lasciarmi lì. Durò una decina di minuti il silenzio attorno a me, rotto ogni tanto dall’avvicinarsi del temporale. Ad un tratto sentii nuovamente la sua voce alle mie spalle che mi chiedeva:
Ti sono mancata, verme? Pensavi ti volessi abbandonare qui?
Si, Mistress, mi è mancata ed ho avuto paura che mi avesse abbandonato”.
Povero cucciolo, ora ti coccolo e ti accarezzo un po’. Sei contento?
Si Mistress
Sentii sulla schiena un leggero tocco vellutato e per un attimo pensai davvero che mi volesse accarezzare, ma ben presto il mio corpo fu pervaso da un bruciore sempre più intenso e fastidioso. Non riuscivo più a tenere fermo il mio corpo ed il mio dimenarsi provocava l’oscillare delle bottiglie appese ai testicoli. Il mix di dolore ai testicoli e bruciore sul corpo diventava sempre più insostenibile ed implorai la Mistress di fermarsi. Lei si fermò, venne davanti a me e mi mostrò un mazzo di ortiche lungo oltre un metro.
Ti sono piaciute le mie carezze?
Riuscii a rispondere solamente che sentivo la schiena che mi bruciava.
Rispondi alla mia domanda!!!” urlò quasi a squarciagola
Abbassai la testa e le risposi di si anche se dentro di me pensavo esattamente il contrario.
Mi fa piacere che ti piacciano; allora posso continuare, piacciono molto anche a me
Si avvicinò al borsone, estrasse un rotolo di nastro adesivo per pacchi e si riposizionò alle mie spalle; sentii lo srotolarsi del nastro adesivo e subito dopo nuovamente il bruciore alla schiena e quindi il nastro che fissava le ortiche alla mia schiena; poi venne davanti a me, raccolse le ortiche penzolanti e le fece passare tra le bottiglie fasciandomi in questo modo il pene e l’inguine; prese il rotolo di nastro isolante e completò la fasciatura del mio corpo con le ortiche. Sentivo il bruciore entrarmi dentro e ripresi a dimenarmi e le bottiglie trascinarmi i testicoli verso il basso. La Mistress fece qualche passo indietro e si mise ad ammirare entusiasta la scena.
Basta, basta, la prego”, urlai, ma un tuono più forte degli altri coprì le mie urla.
Ora i lampi ed i tuoni si erano fatti più insistenti così come il bruciore provocato dalle ortiche ed il dolore ai testicoli provocato dalle bottiglie oscillanti. Ed erano sempre più insistenti anche i sogghigni di soddisfazione, quasi orgasmica, della Mistress di fronte a questa che doveva apparire come una scena quasi apocalittica. L’unica mia speranza era la pioggia ed infatti di lì a poco iniziò a scendere; la mia speranza che la Mistress si impietosisse e mi liberasse dalla mia crocifissione e dalle mie torture si trasformò in pura illusione perché lei corse a ripararsi dentro la sua auto; accese il motore e si avvicinò a me puntandomi addosso i fari. Poteva in questo modo continuare a godersi tranquillamente lo spettacolo che aveva messo in scena mentre la pioggia si era trasformata in un diluvio ed accese pure la luce interna perché la potessi vedere mentre godeva di me.
Il temporale fu tanto intenso quanto breve e quando la pioggia smise di scendere Mistress Pamela scese dall’auto con in mano un paio di tenaglie. Staccò le bottiglie e le ripose nel borsone, poi strappò il nastro adesivo liberandomi finalmente dalle ortiche ed infine mi liberò le mani dai chiodi; aprì il bagagliaio e mi ordinò di entrarci, poi lo richiuse, salì in macchina e rientrammo a casa. Il tutto nel più assoluto silenzio.

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