Ci
fermammo davanti ad una pizzeria ed entrammo. Non c'erano molti clienti; meglio
così, pensai, così ci sbrighiamo prima. Ero troppo curioso di vedere che
sviluppi avrebbe preso questa vicenda. La ragazza scelse il tavolo, di fronte a
noi una coppia sulla trentina. Ordinammo le pizze e, nell'attesa,
lei cominciò a chiedermi di me, della mia vita, dei miei problemi. Non era
curiosa, anzi. sempre con discrezione e con gentilezza, senza disturbare. Io le
raccontai tutto di me; in fondo mi avrebbe ospitato ed era giusto che
sapesse tutto della persona che sarebbe entrata in casa sua. Lei mi
ascoltò attentamente e pazientemente ed i nostri discorsi proseguirono
anche dopo l'arrivo a tavola delle pizze. Iniziammo a mangiare,
ma mentre io la stavo divorando - era dalla sera precedente che non
mangiavo - lei la assaporava lentamente e mentre masticava fissava il suo
sguardo su di me. Io facevo finta di concentrarmi sulla pizza ma in realtà
avvertivo che mi stava trasmettendo dei messaggi, che si stava instaurando un
feeling molto intenso. Ebbi la sensazione che sarebbe stata una notte
indimenticabile. Ad un tratto mi accorsi che non mi ero nemmeno presentato e
glielo feci notare scusandomi per la maleducazione.
"Piacere, mi chiamo Franco" le
dissi.
"Piacere mio", rispose, "il mio nome è Federica". E
scoppiammo entrambi in una risata.
"Gradisci il dolce?" le chiesi.
"Volentieri", mi rispose, "vado pazza per i profiteroles".
Ordinai
allora i profiteroles per lei ed una porzione di tiramisù per me. Questa volta
mi misi io a guardarla mentre li mangiava lentamente, assaporando la
cioccolata. Era fantastica! Notai subito che non si puliva mai le labbra
sporche di cioccolata con il tovagliolo, ma si passava lentamente la lingua e
questo gesto era inequivocabilmente un segnale rivolto a me. Mi stavo eccitando
solo nel guardarla passarsi e ripassarsi la lingua ed il solo pensiero che di
lì a poco sarei stato solo assieme a lei mi faceva impazzire. Le litigate con
la mia compagna, l'affannosa ricerca dell'appartamento erano ormai un ricordo. Volevo
vivere queste giornate assieme a lei in totale serenità e spensieratezza.
La
cioccolata si stava sciogliendo e non si fermava più solo sulle labbra, ma le
scendeva fino al mento. Ad un tratto Federica mi disse:
"Saresti così gentile da pulirmi il mento?"
Istintivamente
presi il tovagliolo e mi alzai per pulirla, ma lei mi fermò dicendomi:
"Ma che fai? Non con il tovagliolo, con la
tua lingua".
Confesso
che rimasi stordito. Riuscii solamente a mormorare:
"Qui? Davanti alla gente?"
Lei
sorrise e mi rispose:
"Non ti piacciono le cose strane? Non ti
piace essere trasgressivo?"
Imbarazzato
le dissi:
"In privato anche si, ma qui in un luogo
pubblico...."
Poi
buttai via il velo di timidezza che mi bloccava, mi avvicinai al suo mento e lo
pulii dolcemente. Poi, già che c'ero mi avvicinai alla sua bocca, la baciai con
la lingua facendole capire chiaramente che mi piaceva, che adoravo la sua
trasgressione. Lei apprezzò la mia temerarietà dicendomi un "bene, bene" che lasciava pochi
dubbi su quello che di lì a poco sarebbe accaduto.
Pagai
il conto e fuggimmo verso le auto. In un attimo fummo davanti ad una villa
isolata, nella periferia della città. Il cancello si aprì, entrammo e
parcheggiammo davanti all'ingresso. Notai subito che le finestre erano protette
all'esterno da griglie metalliche. Praticamente impossibile per qualunque
ladro entrare. Confesso che l'emozione stava prendendo il sopravvento. Pochi
attimi e saremmo stati soli. Scendemmo dalle rispettive macchine e Federica mi
disse:
"Prendi tutta la tua roba ed entriamo in
casa".
Non
me lo feci ripetere 2 volte. In un attimo ero accanto a lei con le valigie in
mano davanti alla porta di casa sua. Mi fece entrare, appoggiai a terra le
valigie e la osservai in tutta la sua bellezza. Tanto ero stato veloce io ad
entrare quanto lei fu lenta nel chiudere la porta. Girò altrettanto lentamente
la chiave, la estrasse dalla toppa e la infilò in una fessura di una scatola metallica
chiusa con un lucchetto e simile ad un salvadanaio. Confesso che quel gesto mi
turbò non riuscendo a capirne il significato, il perché. Voleva che nessuno ci
disturbasse o voleva che non potessi uscire di casa? A questi dubbi non
seppi dare una risposta e quindi li lasciai perdere.
Dalla
cucina mi disse:
"Accomodati pure... gradisci qualcosa da
bere?"
"Grazie, è sufficiente un bicchiere d'acqua"
fu la mia risposta.
Mi
portò l'acqua e mentre la bevevo lei si posizionò dietro di me. Mi appoggiò le sue
mani sulle mie spalle come per volermi massaggiare. Non potei fare a meno di
lasciarmi andare.
"Bravo, rilassati ora" mi disse.
Poi
venne davanti a me e da un cassetto del tavolo estrasse un pezzo di stoffa
nero. Con movimenti lenti lo piegò in senso diagonale fino a formarne una benda
con la quale mi coprì gli occhi e mi sussurrò all'orecchio:
"Preparati a trascorrere una notte
indimenticabile; ora vieni con me".
Il
mio cuore batteva a mille al solo pensiero di una notte sfrenata. Solo poche
ore prima ero in preda alla disperazione perché ero in strada ed ora mi trovavo
in compagnia di una ragazza bellissima e disponibile. Facevo fatica a crederci.
Mi
prese per mano perché non cadessi e ci dirigemmo - immaginai io - verso la
camera da letto. Sentii il rumore di una porta che si apriva, passammo oltre e
poi il rumore della stessa che si richiudeva, la chiave girò nella toppa e poi
udii un tintinnio metallico simile a quello che fece la chiave d'ingresso
quando cadde nel salvadanaio. La cosa mi inquietò un pochino, ma non ebbi il
tempo di ragionarci perché Federica mi fece accomodare su una sedia. Poi si
sedette sulle mie gambe rivolta verso di me e cominciò a sfiorare le mie labbra
con le sue. Stavo andando in visibilio e lei se ne accorse; mi disse solamente:
"Finalmente soli, Franco".
Poi
la sua bocca continuò a perlustrare tutta la mia pelle mentre le sue mani
cominciavano a sbottonarmi la camicia esponendo anche il mio petto ai suoi
giochi di bocca. Accennai a togliermi la camicia del tutto, ma lei mi fermò:
"Sssss, fermo, lascia fare tutto a me. Ti
dirò io quello che devi fare e quando lo devi fare".
Obbedii e mi fermai; lei invece proseguì finendo di sbottonarmi la
camicia, poi me la tolse e quindi rivolse le sue attenzioni ai pantaloni. Slacciò
lentamente la cintura, sbottonò la patta e quindi mi tolse del tutto i
pantaloni lasciandomi praticamente solo in mutande. Il mio sesso era lì, già
eretto, e lei lo accarezzò ulteriormente sopra gli slip. C'è mancato poco che
raggiungessi l'orgasmo, ma lei si fermò per tempo lasciandomi con il colpo in
canna.
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