17/09/12

All'inferno e...Ritorno Capitolo 8: Il prestito


L’indomani mattina mi svegliai relativamente presto, erano le 6.30; feci in tempo a pensare a quello che mi sarebbe capitato di lì a poche ore e poi mi alzai per preparare la colazione della Padrona. Il rituale fu lo stesso del giorno precedente ed al termine mi disse:
Il divertimento lo rimandiamo al pomeriggio, tu intanto pulisci bene il soggiorno e la cucina; non preoccuparti del rumore che farai perché rimango a letto ma non dormo. Ora esci”.
Si Padrona”, le risposi e lasciai subito la stanza.
Mi misi all’opera e nel mentre, involontariamente, sentivo la Padrona parlare al cellulare e ridere a squarciagola ma non distinguevo bene le parole perché parlava sottovoce. Non volendo farsi sentire da me immaginai si riferisse ai giochi da fare su di me. Non mi fermai ad origliare anche se la tentazione fu forte e continuai a fare i miei lavori. Ad un tratto sentii suonare il cellulare della Padrona e questa volta sentii anche le parole perché il tono era concitato:
Cosa? Che è successo? Sistemo una pratica, prendo la borsa e ti raggiungo”.
Poi la sentii: “Pamela, ho bisogno di un grosso favore. Mi è sopraggiunto un contrattempo e devo recarmi dai miei; non mi fido a lasciare da solo lo schiavo, potresti custodirmelo tu fino al mio ritorno? Spero di rientrare quanto prima. E poi, “Grazie, sei una cara amica, sapevo che potevo contare su di te. Sei qui tra mezz’ora? Va bene, nel frattempo preparo una borsa e faccio una doccia. Ti aspetto”.
Poi uscì dalla sua camera, il volto era teso e rivolgendosi a me: “Immagino avrai udito quest’ultima telefonata. Andrai ospite di Mistress Pamela; vedi di non farmi fare figuracce e di soddisfare tutti i suoi bisogni e necessità, compreso il suo divertimento. Questa è la chiave dell’ingresso; quando arriva vedi di accoglierla come si deve. Mi sono spiegata?
Il tono della voce non ammetteva repliche. Piegai la testa e le risposi: “Si Padrona, non si preoccupi”.
Rientrò in camera per recarsi nel suo bagno per la doccia ed io cercai di finire velocemente le pulizie previste per la mattinata. Finii giusto in tempo quando sentii il rumore dell’auto di Mistress Pamela fermarsi davanti all’ingresso. Al suono del campanello aprii la porta e la feci accomodare in salotto e le chiesi se avesse bisogno di qualcosa. Mi guardò e sogghignando mi rispose: “Ora nulla, schiavo, ma questa sera si; voglio divertirmi come non mai”.
Chinai la testa e le risposi: “Tutto quello che desidera, Mistress Pamela”.
In quell’istante la Padrona uscì dalla sua camera con una borsa in mano e rivolgendosi a Mistress Pamela rinnovò il suo ringraziamento dandole piena libertà di giocare su di me e concluse dicendo: “Conto di rientrare quanto prima e, mi raccomando, rimandamelo indietro integro il verme; so che quando sei sola non riesci a controllarti”.
Io mi aspettavo le rispondesse qualcosa del tipo “non preoccuparti Federica” ed invece entrambe scoppiarono in una sonora risata e, questo, non era un buon segnale.
Uscimmo tutti e 3 assieme, le Mistress si diedero l’ultimo abbraccio poi la Padrona salì sulla sua Porsche, mentre Mistress Pamela aprì il portellone posteriore del suo fuoristrada e mi disse: “Muoviti, cane, questo è il tuo posto; accucciati!
Mi raggomitolai e poi il portellone si chiuse chiudendo dentro anche pensieri torbidi e preoccupanti. Il viaggio durò una mezz’oretta poi sentii l’auto sobbalzare; probabilmente avevamo preso una strada sterrata. Subito dopo si fermò per poi riprendere lentamente il movimento. Eravamo giunti a destinazione, nella casa di Mistress Pamela. Spense il motore e poi aprì il portellone; scesi e la mia vista fu a dir poco sorprendente. L’abitazione era a forma di castello, situata in collina ed isolata dal resto della città. Tutte le finestre erano protette da un’inferriata che impedivano di entrare o uscire. Mi accompagnò verso il cancello che, in realtà era un ponte levatoio e mi disse: “Vedi, da questa parte c’è il canale colmo d’acqua e dall’altra parte del castello c’è una recinzione che ci separa dalla collina; non pensare nemmeno di scappare, ok?
Non si preoccupi, Mistress, non scappo altrimenti la Padrona mi sfratta e mi trovo in strada”.
Lei scoppiò a ridere ed annuendo mi disse: “vieni che entriamo in casa”.
Entrammo in casa e non feci nemmeno in tempo a guardarmi attorno che la Mistress mi fece entrare in una gabbia che poi richiuse ermeticamente; poi si mise al computer e vi rimase per diverse ore. L’unico intervallo fu per il pranzo, il suo pranzo. Mi lasciò 4 paste di numero in una ciotola che mi infilò dentro la gabbia. Rimase al PC fino alle 19.30, poi lo spense, si voltò verso di me. Vidi il suo viso trasformarsi rapidamente; l’espressione normale di una donna tranquilla si stava trasformando in quella di una crudele assassina. Disse solamente:
Vado a cambiarmi e poi ti porterò all’inferno”.
Mi aspettavo la consueta risata, ma non ci fu, anzi; l’espressione, se mai fosse possibile, divenne ancora più truce; si girò e lentamente si diresse verso un’altra stanza. Dopo pochi minuti uscì, vestita in pelle, minigonna stratosferica che lasciava vedere due gambe bellissime ed in mano un collare, un guinzaglio ed una grossa borsa. Venne verso di me, aprì la porta della gabbia, mi mise il collare a cui attaccò il guinzaglio. Mi diede in mano la borsa e mi disse:
Preparati a qualcosa che non immagini nemmeno”.
Preoccupato mi lasciai trascinare verso la macchina, mi fece salire nel bagagliaio e poi partimmo. Intuii che stavamo percorrendo una strada sterrata ed in salita, forse salivamo la collina a fianco della casa. Il viaggio fu breve ed avrei così scoperto dove mi aveva portato.

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