L’indomani
mattina mi svegliai relativamente presto, erano le 6.30; feci in tempo a
pensare a quello che mi sarebbe capitato di lì a poche ore e poi mi alzai per
preparare la colazione della Padrona. Il rituale fu lo stesso del giorno
precedente ed al termine mi disse:
“Il divertimento lo rimandiamo al
pomeriggio, tu intanto pulisci bene il soggiorno e la cucina; non preoccuparti
del rumore che farai perché rimango a letto ma non dormo. Ora esci”.
“Si Padrona”, le risposi e lasciai
subito la stanza.
Mi
misi all’opera e nel mentre, involontariamente, sentivo la Padrona parlare al
cellulare e ridere a squarciagola ma non distinguevo bene le parole perché parlava
sottovoce. Non volendo farsi sentire da me immaginai si riferisse ai giochi da
fare su di me. Non mi fermai ad origliare anche se la tentazione fu forte e
continuai a fare i miei lavori. Ad un tratto sentii suonare il cellulare della
Padrona e questa volta sentii anche le parole perché il tono era concitato:
“Cosa? Che è successo? Sistemo una pratica,
prendo la borsa e ti raggiungo”.
Poi
la sentii: “Pamela, ho bisogno di un
grosso favore. Mi è sopraggiunto un contrattempo e devo recarmi dai miei; non mi
fido a lasciare da solo lo schiavo, potresti custodirmelo tu fino al mio
ritorno? Spero di rientrare quanto prima. ” E poi, “Grazie, sei una
cara amica, sapevo che potevo contare su di te. Sei qui tra mezz’ora? Va bene,
nel frattempo preparo una borsa e faccio una doccia. Ti aspetto”.
Poi
uscì dalla sua camera, il volto era teso e rivolgendosi a me: “Immagino avrai udito quest’ultima
telefonata. Andrai ospite di Mistress Pamela; vedi di non farmi fare figuracce
e di soddisfare tutti i suoi bisogni e necessità, compreso il suo divertimento.
Questa è la chiave dell’ingresso; quando arriva vedi di accoglierla come si
deve. Mi sono spiegata?”
Il
tono della voce non ammetteva repliche. Piegai la testa e le risposi: “Si Padrona, non si preoccupi”.
Rientrò
in camera per recarsi nel suo bagno per la doccia ed io cercai di finire
velocemente le pulizie previste per la mattinata. Finii giusto in tempo quando
sentii il rumore dell’auto di Mistress Pamela fermarsi davanti all’ingresso. Al
suono del campanello aprii la porta e la feci accomodare in salotto e le chiesi
se avesse bisogno di qualcosa. Mi guardò e sogghignando mi rispose: “Ora nulla, schiavo, ma questa sera si;
voglio divertirmi come non mai”.
Chinai
la testa e le risposi: “Tutto quello che
desidera, Mistress Pamela”.
In
quell’istante la Padrona
uscì dalla sua camera con una borsa in mano e rivolgendosi a Mistress Pamela
rinnovò il suo ringraziamento dandole piena libertà di giocare su di me e
concluse dicendo: “Conto di rientrare
quanto prima e, mi raccomando, rimandamelo indietro integro il verme; so che
quando sei sola non riesci a controllarti”.
Io
mi aspettavo le rispondesse qualcosa del tipo “non preoccuparti Federica” ed invece entrambe scoppiarono in una
sonora risata e, questo, non era un buon segnale.
Uscimmo
tutti e 3 assieme, le Mistress si diedero l’ultimo abbraccio poi la Padrona salì sulla sua
Porsche, mentre Mistress Pamela aprì il portellone posteriore del suo
fuoristrada e mi disse: “Muoviti, cane,
questo è il tuo posto; accucciati!”
Mi
raggomitolai e poi il portellone si chiuse chiudendo dentro anche pensieri
torbidi e preoccupanti. Il viaggio durò una mezz’oretta poi sentii l’auto
sobbalzare; probabilmente avevamo preso una strada sterrata. Subito dopo si
fermò per poi riprendere lentamente il movimento. Eravamo giunti a
destinazione, nella casa di Mistress Pamela. Spense il motore e poi aprì il
portellone; scesi e la mia vista fu a dir poco sorprendente. L’abitazione era a
forma di castello, situata in collina ed isolata dal resto della città. Tutte
le finestre erano protette da un’inferriata che impedivano di entrare o uscire.
Mi accompagnò verso il cancello che, in realtà era un ponte levatoio e mi
disse: “Vedi, da questa parte c’è il
canale colmo d’acqua e dall’altra parte del castello c’è una recinzione che ci
separa dalla collina; non pensare nemmeno di scappare, ok?”
“Non si preoccupi, Mistress, non scappo
altrimenti la Padrona
mi sfratta e mi trovo in strada”.
Lei
scoppiò a ridere ed annuendo mi disse: “vieni
che entriamo in casa”.
Entrammo
in casa e non feci nemmeno in tempo a guardarmi attorno che la Mistress mi fece entrare
in una gabbia che poi richiuse ermeticamente; poi si mise al computer e vi
rimase per diverse ore. L’unico intervallo fu per il pranzo, il suo pranzo. Mi
lasciò 4 paste di numero in una ciotola che mi infilò dentro la gabbia. Rimase
al PC fino alle 19.30, poi lo spense, si voltò verso di me. Vidi il suo viso trasformarsi
rapidamente; l’espressione normale di una donna tranquilla si stava
trasformando in quella di una crudele assassina. Disse solamente:
“Vado a cambiarmi e poi ti porterò
all’inferno”.
Mi
aspettavo la consueta risata, ma non ci fu, anzi; l’espressione, se mai fosse
possibile, divenne ancora più truce; si girò e lentamente si diresse verso
un’altra stanza. Dopo pochi minuti uscì, vestita in pelle, minigonna
stratosferica che lasciava vedere due gambe bellissime ed in mano un collare,
un guinzaglio ed una grossa borsa. Venne verso di me, aprì la porta della
gabbia, mi mise il collare a cui attaccò il guinzaglio. Mi diede in mano la
borsa e mi disse:
“Preparati a qualcosa che non immagini
nemmeno”.
Preoccupato mi lasciai trascinare verso la macchina, mi fece salire nel
bagagliaio e poi partimmo. Intuii che stavamo percorrendo una strada sterrata
ed in salita, forse salivamo la collina a fianco della casa. Il viaggio fu
breve ed avrei così scoperto dove mi aveva portato.
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