17/09/12

All'inferno e...Ritorno Capitolo 10: Nel profondo del castello


Rientrati a casa, Mistress Pamela scese dall’auto, aprì il bagagliaio e mi fece scendere; poi, indicandomi una porticina, mi disse:
Apri quella porta, c’è un bagno di servizio, fatti una doccia e quando hai finito suona il campanello. E, mi raccomando, non toglierti assolutamente il laccio ai testicoli”.
Obbedii in silenzio; avevo proprio bisogno di una doccia rigeneratrice, anche perché, dopo il temporale, la temperatura si era rinfrescata. Mentre facevo la doccia pensavo a quando sarei uscito da questo inferno in cui mi ero infilato; poi, pensando al fatto che ero senza casa, i miei pensieri si rinchiusero di nuovo e pensai solamente a non far arrabbiare l’amica della mia Padrona, anche perché mi sembrava che il temporale l’avesse messa di cattivo umore. Ovviamente speravo di sbagliarmi e che finalmente avrei potuto riposare. Finii velocemente la doccia e suonai il campanello aspettando che Mistress Pamela venisse ad aprirmi la porta interna. Sentii il rumore della chiave e poi la porta si aprì; davanti a me si presentò Mistress Pamela con in mano il collare ed il guinzaglio. Si era cambiata d’abito, ma era sempre vestita di nero dalla testa ai piedi. La cosa lasciava presagire che non era ancora arrivata l’ora del riposo. Prima che me lo ordinassi chinai verso di lei il mio capo, mi mise il collare e poi mi trascinò all’interno tramite il guinzaglio.
Ci avvicinammo ad una porta, Mistress Pamela mi guardò e mi disse:
Credo che tu non abbia mai visto quello che c’è dietro questa porta”.
In effetti lo spettacolo che mi si presentò agli occhi era unico ed allo stesso tempo affascinante. Una scala a chiocciola in pietra ci avrebbe portato in quella che immaginavo fosse una cantina; anche le pareti erano in pietra a cui erano appese delle torce, di corrente elettrica non c’era alcuna traccia. Fatte le scale, arrivammo in un ampio stanzone, illuminato anch’esso dalle torce ed attrezzato magnificamente per sessioni sado-maso: una gogna, una croce, una gabbia, diverse fruste appese alle pareti e varia attrezzatura in ferro e cuoio. E poi un tavolo, non molto alto su cui mi fece sdraiare e poi mi disse:
Vedi come sono ben attrezzata? Potrei divertirmi tutta la notte con tutti questi giocattoli, ma ho voglia di sperimentare questo nuovo tavolo che mi ha appena consegnato il mio falegname di fiducia. Se non funziona, domani, al posto tuo ci metterò lui”.
Si mise al fianco del tavolo e, dopo averne fissato una linea che lo divideva praticamente a metà, mi fece spostare verso l’alto di qualche centimetro.
Ora sei posizionato bene” disse soddisfatta “e vediamo se questo nuovo giocattolo funziona come deve”.
Mi strinse i polsi e le caviglie con le cinghie fissate al tavolo e verificò attentamente che fossero tanto strette da non poter scivolare; poi venne al mio fianco e da sotto il tavolo estrasse una specie di consolle con diversi pulsanti; la osservò per alcuni istanti e mal celando un sorrisino premette il primo pulsante.
Sentii che il tavolo si stava lentamente aprendo ed allungando e nel contempo si stava altrettanto lentamente alzando alla testa ed ai piedi; sentivo che i polsi e le caviglie cominciavano a tirare. Il movimento del tavolo era lentissimo, quasi impercettibile, ma i polsi e le caviglie cominciavano a farmi male, li sentivo tirare. Ad un tratto il tavolo si fermò e vidi la Mistress andare sotto di esso all’altezza dei miei fianchi.
Bene bene, disse soddisfatta; le misure sono giuste ed i tuoi testicoli si trovano proprio sopra l’apertura del tavolo; si tratta solo di farli entrare” e scoppiò in una risata soddisfatta. Aprì il solito borsone e prese le 3 bottiglie colme d’acqua e le appese agli anelli. Mi sentii trascinare verso il basso, come inghiottito dalla fessura del tavolo. Mentre la Mistress riemergeva io ripiombavo nel dolore. Lei vedendo la mia smorfia si avvicinò al mio viso e, ridendo mi disse:
Questo è solo l’inizio bello mio; lo spettacolo deve ancora iniziare”.
Quelle parole, lo confesso, mi inquietarono assai perché non capivo cosa mi attendesse, ma bastarono pochi minuti per prenderne coscienza. Mistress Pamela afferrò la consolle e premette il secondo pulsante; sentii i morsi ai polsi ed alle caviglie allentarsi e fu per me un sospiro di sollievo ma ad un tratto sentii un dolore lancinante ai testicoli. Lanciai un urlo animalesco e di colpo il tavolo si riaprì di quel tanto che bastava per liberare i testicoli da quella morsa infernale. Era stato un dolore indicibile e sentivo il sudore scendermi dalla fronte. Mistress Pamela mi si avvicinò e, forse impietosita, mi asciugò con un panno e ad un orecchio mi sussurrò:
Ora inizia il bello” e rise a squarciagola
Cosa stesse architettando non lo immaginavo proprio, ma ero certo che entro pochi minuti ne avrei saputo di più. Riprese in mano la consolle, premette nuovamente il primo pulsante, quello che apriva il tavolo, si avvicinò al mio viso e mi disse:
Ora lo farò tirare finche non ti vedrò piangere dal dolore”.
Il tavolo si apriva lentamente, ma inesorabilmente e cominciavo ad avvertire dolori in tutte le articolazioni, non solo ai polsi ed alle caviglie immobilizzati. A poco a poco il dolore diventò intensissimo e quando fu insostenibile iniziai ad urlare ed a supplicare la Mistress affinché mi liberasse da quella terribile prigione.
Lasciò che le mie urla diventassero quasi animalesche prima di bloccare il terribile tavolo, ma il dolore continuava a pervadere tutto il mio corpo e tutte le articolazioni.
La prego, Mistress, chiuda il tavolo, non ce la faccio più” fu l’estrema mia supplica.
Tranquillo, pochi secondi e ti allenterò la morsa” mi rispose.
Nel frattempo la intravidi con la consolle in mano e piegata all’altezza del mio sesso; sentii un brusio diverso da quello sentito finora. Poi un altro ed un altro ancora; non feci in tempo a contarli ma furono circa una decina, mentre la mia testa si dimenava dal dolore.
Ora chiudo il tavolo, sei contento?
Si, Mistress, la ringrazio
Sentii il tavolo chiudersi così lentamente come quando si aprì, ma all’improvviso un mio urlo di dolore squarciò la stanza. Sentivo il mio sesso perforato da 100 aghi, quasi avvolto.
Noooo” urlai “mi liberiiiiii
Va bene, ora riapro il tavolo” mi rispose la Mistress.
Il tavolo si aprì nuovamente ed il dolore si spostò dal mio sesso alle articolazioni fino a farmi urlare nuovamente.
Ti piace il mio nuovo giocattolo, verme?
Nooo” le urlai, quasi in faccia
A me tantissimo e voglio giocare a lungo” e scoppiò in una lunga risata.
Riprese il movimento di chiusura fino a quando il dolore al sesso non mi fece nuovamente urlare e quindi il percorso inverso, ma la sostanza non cambiava. Sentivo dolori atroci sia a tavolo chiuso che aperto ed il gioco andò avanti per un lasso di tempo indefinibile. Le lacrime scendevano copiose lungo il mio volto e quasi non avevo più la forza di urlare quando sentii la voce della Mistress che mi sussurrava:
Mi sono divertita un casino a sentirti urlare ed ho goduto intensamente; ora ti libero”.
Con voce fioca riuscii a rispondere solamente: “Grazie Mistress”.
Prima i ronzii di quelli che dovevano essere chiodi o aghi, poi mi tolse le bottiglie ed infine la chiusura del tavolo posero fine a quell’incredibile tortura. Mi slacciò i polsi e le caviglie, mi fece rilassare qualche minuto e poi, trascinandomi al guinzaglio mi fece entrare dentro la gabbia chiudendo la porta a chiave e lanciandomi dentro 2 sacchi di iuta.
Queste saranno le tue coperte e quel buco che vedi lì, all’angolo, sarà il tuo bagno. Buonanotte”.
Passò diverso tempo prima che riuscissi a prender sonno, poi la stanchezza ebbe il sopravvento sul dolore e gli occhi si chiusero per un meritato riposo.

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