17/09/12

All'inferno e...Ritorno Capitolo 6: Maledette carte


Sentivo il tintinnio di bicchieri ed anche le loro voci, seppur in lontananza; riuscivo a volte a capire cosa dicevano; ero curioso di sapere cosa pensassero di me lontano dalla mia presenza anche se il dolore che provavo su tutto il corpo non mi permetteva di concentrarmi.
Ogni tanto una loro risata mi faceva riprendere l’attenzione, poi la voce di Mistress Pamela mi fece rizzare le orecchie perché la sentii dire:
Che culo che hai avuto Federica a trovare questo schiavo. Come hai fatto? Dove l’hai trovato? "
Ahahahahah sapessi, Pamela, l’ho trovato ieri, quasi per caso”.
La sentii raccontarle tutto quello che era successo ieri con dovizia di particolari ed alla fine, con mio stupore, la sentii dire:
Si, credo di essere stata fortunata, sono contenta di lui, del suo grado di sottomissione; per essere un novizio non posso lamentarmi; e, poi, quando mi viene voglia di essere leccata so che posso contare sulla sua fantastica lingua”.
Queste parole della Padrona mi risollevarono un po’ il morale. Mi fecero rendere conto che in un certo modo ero utile anch’io, che le potevo dare piacere.
Vorrei tanto avere anch’io uno schiavo come lui” replicò Mistress Pamela; “ho provato a mettere annunci e frequentare chat, ma non ho trovato nessuno di interessante, tutti che vogliono solo scopare”.
Tranquilla, Pamela, vedrai che anche tu troverai il tuo schiavo” la rassicurò la Padrona, “ma ora il tempo delle chiacchiere è finito, dobbiamo continuare il gioco”.
Sentii i loro passi avvicinarsi alla stanza, entrare, ed avvicinarsi al tavolino dove si trovavano le carte.
Dove eravamo rimaste” chiese Miss Federica. “Ah, l’ultima eri stata tu, Pamela, ad innaffiare il verme, quindi tocca a te pescare la carta”.
Pescò una carta a quadri ed il mondo mi cadde addosso, mentre vidi i loro occhi illuminarsi di eccitazione. Ora, infatti, le loro punizioni non avevano limite in termini numerici. Scartò la carta a quadri e pescò quella successiva per vedere di chi fosse il turno. La carta successiva fu una carta a fiori e quindi fu il turno di Miss Federica avvicinarsi a me. Mi disse:
Tranquillo, non prenderò la frusta” e, nel mentre lo disse, sogghignò. Si avvicinò ad un armadio, aprì un cassetto ed estrasse una scatolina. “Ma quante scatoline ci saranno lì dentro?”, pensai tra me e me. Mi legò alla croce anche l’altro polso e poi le caviglie; aprì la scatolina, estrasse uno degli oggetti contenuti e mi chiese:
Sai cosa sono?
Sono dei fermagli, risposi, fermagli da sarta
Ma che bravo che sei; sai a cosa servono?
La sarta li usa per tenere uniti 2 lembi di stoffa
Sei davvero bravo, peccato però che tu non abbia alcuna stoffa addosso, sei nudo e quindi….
Lasciò in sospeso la frase ed iniziò ad accarezzarmi il pene, a masturbarmi lentamente.
No, così non va bene” disse guardando il mio sesso che iniziava ad eccitarsi “dobbiamo porre rimedio”; prese la pelle, ne unì 2 lembi rinchiudendo il glande, aprì un fermaglio lungo poco più di un centimetro, trapassò da una parte all’altra entrambi i lembi e poi chiuse il fermaglio. Me ne mise altri 3, incrociati tra loro in modo che la punta del mio sesso sembrasse un fiore ancora chiuso
Ora va molto meglio, vero schiavo?
Poi ne prese altri 2, questa volta più lunghi, aprì il primo sorridendomi in faccia, afferrò un capezzolo mantenendo lo sguardo rivolto ai miei occhi e poi me lo infilò, trapassandolo da una parte all’altra per poi rinchiuderlo. Ripeté ovviamente la stessa operazione all’altro capezzolo. Sentii due fitte atroci perché erano ancora dolenti dal giorno precedente quando la mia Padrona mi infilò gli spilli. Mi uscirono alcune gocce di sangue e lei, pronta, prese una bottiglia di alcool e ne spruzzò sopra facendomi vedere tutte le stelle del firmamento.
Scusa tesoro, ma dovevo disinfettarti”.
E poi mi sorrise. Prese uno spago, lo fece passare tra i 2 fermagli e, guardandomi nuovamente negli occhi, tirò le 2 estremità fino a farne un nodo. I capezzoli, così tirati, mi facevano un male terribile e credetti di svenire. Soddisfatta, si diresse verso il tavolino per estrarre la carta successiva. Estrasse una carta a picche e quindi era di nuovo il turno di Mistress Pamela. Mi guardò e mi disse:
Ora è arrivato il momento di occuparmi del tuo pene e delle tue palle”.
Confabulò con la Padrona, poi sorridente assieme a lei si diresse verso un armadio e da un cassetto prese degli elastici larghi, prese un oggetto da una scatola e venne verso di me. Dapprima mi mise un elastico attorno ad un testicolo stringendolo forte, poi strinse altrettanto forte il secondo e con il terzo elastico li strinse tutti e due assieme. Quindi prese l’oggetto, un anello largo 2 centimetri; notai che all’interno era appuntito e ci lo infilò dentro il mio pene. Non era molto largo, anzi, pur essendo a riposo sentivo le punte che me lo pungevano. Oddio, pensai tra me e me, speriamo che non mi si ecciti altrimenti le punte acuminate me lo renderanno come un colabrodo. E capii subito che era proprio quello l’intento delle Mistress. Si avvicinarono tutte e 3 vicino alla croce dove ero appeso ed iniziarono a toccarsi, a baciarsi ed a palparsi con l’unico scopo di farmi eccitare. Sentivo il mio pene che cercava di ergersi, ma i fermagli apposti in punta mi facevano un male indicibile, come pure l’anello che mi aveva appena messo. Credetti di scoppiare dal dolore, mentre loro, imperturbabili, si erano già del tutto spogliate. I loro corpi erano avvinghiati l’un l’altro ed io non ce la facevo proprio. Il mio cazzo si stava ingrossando, l’anello me lo stringeva e le punte appuntite penetravano nella carne.
Non resistetti più ed implorai di interrompere la sessione, le lacrime mi scendevano lungo il viso, chiusi gli occhi per non vedere lo spettacolo che in altre occasioni mi avrebbe arrapato come null’altro. La Padrona disse solamente:
Ma tesoro mio, non è colpa nostra se non esce il jolly”.
Non ebbi nemmeno la forza di rispondere. Tenni gli occhi chiusi ma sentivo i loro mugolii di piacere e tanto bastava ad eccitarmi. Ero al limite dello svenimento.
Credo mi abbiano visto in difficoltà perché subito dopo sentii che mi versavano dell’acqua fredda sul mio pene e poi in viso. Aprii gli occhi e vidi Mistress Pamela sollevare un’altra carta dal tavolino; non era il jolly e nemmeno un quadri che avrebbe ridotto l’intensità della sessione. Era nuovamente una carta a picche. Mistress Pamela a cui toccava il turno della punizione delegò Miss Federica e Mistress Claudia ad eseguire ciò che avrebbe dovuto fare lei. Infatti aveva scelto nuovamente la pipì, ma lei si era già svuotata in precedenza. Mi stacco dalla croce, mi accompagnò in bagno  e mi ordinò:
Distenditi in modo che la tua testa si posizioni all’interno della doccia!
Eseguii l’ordine con molta fatica, le gambe non mi sorreggevano, ma riuscii nell’intento distendendomi a terra con la testa dentro il box doccia. Il bordo mi si piantava nella schiena per cui la posizione non era delle più comode, ma riuscii a farcela. Mistress Claudia entrò nel box doccia, si mise in ginocchio in modo quasi da sedersi sulla mia fronte. Miss Federica invece si era posizionata in ginocchio sul mio petto.
Hai sete?” mi chiese Miss Federica.
Veramente non ne avrei” le risposi con voce fioca.
HAI SETE?” ribadì con voce aggressiva.
Capii che non avevo scelta ed avrei dovuto rispondere di si; e così fu.
Forza Claudia, diamo da bere a questo povero assetato” disse Miss Federica, “e tu, verme, spalanca la bocca”.
Eseguii l’ordine e subito dopo due violenti spruzzi di urina invasero il mio viso e la mia bocca; non finivano più; credetti di soffocare e cominciai a tossire finché non ebbero finito.
Ora metti in moto la tua lingua e puliscici per bene.” A turno si sedettero sul mio viso e con la lingua le pulii i loro sessi; era l’unico momento in cui non provavo dolore. Quando finii si alzarono ed uscendo dal bagno Miss Federica mi ripeté quanto mi aveva detto prima:
Pulisciti alla svelta con gli asciugamani di carta perché dobbiamo continuare
Quando uscii vidi Mistress Pamela, che aveva assistito alla scena, dirigersi verso il tavolino, estrasse una carta; era una carta a fiori. Miss Federica mi prese per mano e mi disse:
Sei stato tanto tempo in una scomoda posizione, è giusto che ti accomodi meglio, ora”.
Mi accompagnò all’altro lato della stanza dove, nascosta alla mia vista, si trovava una gogna. La portò in mezzo alla stanza, la aprì e mi ordinò di infilare i polsi e la testa nelle apposite fessure; quando fui sistemato la richiuse e la bloccò con un lucchetto.
Ora sai cosa ti aspetta, vero?
Si Padrona, la sua frusta”, risposi,
Risposta errata, schiavo, ti aspettano tre fruste”. E tutte e tre le ragazze scoppiarono in una sonora risata. Presero una frusta a testa e si avvicinarono. Miss Federica raccomandò alle 2 amiche il massimo sincronismo possibile. Mistress Claudia doveva essere posizionata dietro di me perché non la vedevo, mentre Miss Federica e Mistress Pamela si trovavano ai miei fianchi.
Non dobbiamo colpire contemporaneamente, ma una alla volta e quando la terza frusta si alza deve essere pronta di nuovo la prima a colpire. Inizio io, poi tu Claudia ed infine Pamela. Poi ricomincia il giro. Ok?
Ok” risposero in coro le 2 Mistress.
Fui invaso da una marea senza fine di frustate. Sulla schiena e sulle natiche. Inizialmente non erano fortissime ma poi i colpi divennero sempre più forti tanto da farmi urlare. Sentivo la schiena bruciare. Ricevetti decine di colpi, sempre più forti ed io riuscivo a sussurrare solamente:
Basta, Basta, pietà”.
Si fermarono, ma non mi tolsero da quella posizione. Sentii la voce di Miss Federica che diceva:
Peccato per te schiavo, è uscita una carta a cuori”.
Mistress Claudia si avvicinò a me e mi disse:
Sai, verme, hai la schiena tutta rossa. Sono sicuro che vorresti tornasse bianca. Vero?
Si Mistress Claudia” riuscii a malapena a sussurrare.
Bene bene, provvedo immediatamente”.
La vidi avvicinarsi alle candelette, ne prese una con un guanto e me la mostrò. La cera era completamente sciolta. Senza dir nulla me la gettò sulla schiena. Mi sentii bruciare ed urlai. Mistress Claudia allora disse:
Ma non sei ancora tutto bianco; serviranno ancora tante candele”.
Me le svuotò tutte quante e poi, non ancora contenta prese i ceri, uno per mano e fece cadere la cera sulle natiche.
Ora sei tutto bianco, stai benissimo”.
Poi si allontanò per sorteggiare la successiva carta.
Picchè” sentii, ed a quel punto pensavo che il jolly non ci fosse nel mazzo e che queste torture non avrebbero avuto fine. Miss Federica si diresse verso l’armadio e prese 3 paia di mutande con annessi 3 falli finti di grandezza e spessore diversi. Poi sentii un mano nel mio ano spalmare qualcosa di freddo che mi dava un lieve sollievo dopo tanto calore. Si posizionarono davanti a me. Mistress Claudia aveva quello più sottile, Mistress Pamela quello intermedio e Miss Federica quello più grosso. La Padrona mi si avvicinò e me lo sbatté tutto quanto in bocca dicendomi di spomparlo. Mistress Claudia, invece me lo sbatté dentro il culo e cominciò a penetrarmi. Sentii un male terribile, poi pian piano il dolore si mescolò con un certo piacere. I lamenti ed i gemiti erano tutt’uno e Mistress Pamela era lì che si toccava per l’eccitazione che provava. Dopo 5 minuti Mistress Pamela prese il posto di Mistress Claudia. L’affare era un po’ più grosso per cui sentii nuovamente dolore. Accennai a togliere la bocca dal fallo di Miss Federica , ma lei me lo spinse fino in gola urlandomi:
SPOMPAMI E BAGNALO BENE PERCHE’ POI….
Finito il turno di Mistress Pamela tocco a Miss Federica; tolse il grosso fallo dalla mia bocca e si diresse dietro di me; lo posizionò e lentamente lo fece scivolare tutto dentro. Non potevo pensare che un affare così grosso potesse penetrarmi ed invece la maestria della Padrona riuscì in questo, ma al prezzo di un dolore feroce che mi fece urlare.
Prendilo, cagna, prendilo tutto in culo”, urlò Mistress Claudia e la Padrona, incitata dall’amica, intensificò i colpi. M’inculò per buoni 5 minuti poi lo estrasse e si diressero tutte e 3 verso il tavolino. Ero distrutto. Sentii la voce di Mistress Pamela urlare:
Oh noooooooo il jolly”.
Ragazze, il gioco è finito” disse Miss Federica “lo so che volevate continuare, ma ci siamo comunque divertite tutto il pomeriggio; andate pure in soggiorno, io vi raggiungo subito”.
Le due ragazze uscirono dalla stanza con i loro vestiti chiudendo la porta dietro di loro. La Padrona mi liberò dalla gogna, mi tolse i sei fermagli e, con movimenti lenti e dolci, mi tolse pure l’anello, mentre faceva questa operazione con una mano, l’altra mi accarezzava; poi mi disse:
Sei stato bravo, mi hai fatto eccitare tantissimo e credo si siano eccitate anche le mie amiche. Ora riposa pure. Ci vediamo più tardi quando rientro a casa”.
Sentii un lieve bacio sulla fronte. Appoggiai la testa a terra, sentii che le 3 ragazze uscivano di casa e non mi mossi di lì per diverso tempo.

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