Sentivo
il tintinnio di bicchieri ed anche le loro voci, seppur in lontananza; riuscivo
a volte a capire cosa dicevano; ero curioso di sapere cosa pensassero di me
lontano dalla mia presenza anche se il dolore che provavo su tutto il corpo non
mi permetteva di concentrarmi.
Ogni
tanto una loro risata mi faceva riprendere l’attenzione, poi la voce di
Mistress Pamela mi fece rizzare le orecchie perché la sentii dire:
“Che culo che hai avuto Federica a trovare
questo schiavo. Come hai fatto? Dove l’hai trovato? "
“Ahahahahah sapessi, Pamela, l’ho trovato ieri,
quasi per caso”.
La
sentii raccontarle tutto quello che era successo ieri con dovizia di
particolari ed alla fine, con mio stupore, la sentii dire:
“Si, credo di essere stata fortunata, sono
contenta di lui, del suo grado di sottomissione; per essere un novizio non
posso lamentarmi; e, poi, quando mi viene voglia di essere leccata so che posso
contare sulla sua fantastica lingua”.
Queste
parole della Padrona mi risollevarono un po’ il morale. Mi fecero rendere conto
che in un certo modo ero utile anch’io, che le potevo dare piacere.
“Vorrei tanto avere anch’io uno schiavo come
lui” replicò Mistress Pamela; “ho
provato a mettere annunci e frequentare chat, ma non ho trovato nessuno di
interessante, tutti che vogliono solo scopare”.
“Tranquilla, Pamela, vedrai che anche tu
troverai il tuo schiavo” la rassicurò la Padrona , “ma
ora il tempo delle chiacchiere è finito, dobbiamo continuare il gioco”.
Sentii
i loro passi avvicinarsi alla stanza, entrare, ed avvicinarsi al tavolino dove
si trovavano le carte.
“Dove eravamo rimaste” chiese Miss
Federica. “Ah, l’ultima eri stata tu,
Pamela, ad innaffiare il verme, quindi tocca a te pescare la carta”.
Pescò
una carta a quadri ed il mondo mi cadde addosso, mentre vidi i loro occhi
illuminarsi di eccitazione. Ora, infatti, le loro punizioni non avevano limite
in termini numerici. Scartò la carta a quadri e pescò quella successiva per
vedere di chi fosse il turno. La carta successiva fu una carta a fiori e quindi
fu il turno di Miss Federica avvicinarsi a me. Mi disse:
“Tranquillo, non prenderò la frusta” e,
nel mentre lo disse, sogghignò. Si avvicinò ad un armadio, aprì un cassetto ed
estrasse una scatolina. “Ma quante scatoline ci saranno lì dentro?”,
pensai tra me e me. Mi legò alla croce anche l’altro polso e poi le caviglie;
aprì la scatolina, estrasse uno degli oggetti contenuti e mi chiese:
“Sai cosa sono?”
“Sono dei fermagli, risposi, fermagli da sarta”
“Ma che bravo che sei; sai a cosa servono?”
“La sarta li usa per tenere uniti 2 lembi di
stoffa”
“Sei davvero bravo, peccato però che tu non
abbia alcuna stoffa addosso, sei nudo e quindi….”
Lasciò
in sospeso la frase ed iniziò ad accarezzarmi il pene, a masturbarmi
lentamente.
“No, così non va bene” disse guardando
il mio sesso che iniziava ad eccitarsi “dobbiamo
porre rimedio”; prese la pelle, ne unì 2 lembi rinchiudendo il glande, aprì
un fermaglio lungo poco più di un centimetro, trapassò da una parte all’altra entrambi
i lembi e poi chiuse il fermaglio. Me ne mise altri 3, incrociati tra loro in
modo che la punta del mio sesso sembrasse un fiore ancora chiuso
“Ora va molto meglio, vero schiavo?”
Poi
ne prese altri 2, questa volta più lunghi, aprì il primo sorridendomi in
faccia, afferrò un capezzolo mantenendo lo sguardo rivolto ai miei occhi e poi
me lo infilò, trapassandolo da una parte all’altra per poi rinchiuderlo. Ripeté
ovviamente la stessa operazione all’altro capezzolo. Sentii due fitte atroci
perché erano ancora dolenti dal giorno precedente quando la mia Padrona mi
infilò gli spilli. Mi uscirono alcune gocce di sangue e lei, pronta, prese una
bottiglia di alcool e ne spruzzò sopra facendomi vedere tutte le stelle del
firmamento.
“Scusa tesoro, ma dovevo disinfettarti”.
E
poi mi sorrise. Prese uno spago, lo fece passare tra i 2 fermagli e,
guardandomi nuovamente negli occhi, tirò le 2 estremità fino a farne un nodo. I
capezzoli, così tirati, mi facevano un male terribile e credetti di svenire.
Soddisfatta, si diresse verso il tavolino per estrarre la carta successiva.
Estrasse una carta a picche e quindi era di nuovo il turno di Mistress Pamela. Mi
guardò e mi disse:
“Ora è arrivato il momento di occuparmi del
tuo pene e delle tue palle”.
Confabulò
con la Padrona ,
poi sorridente assieme a lei si diresse verso un armadio e da un cassetto prese
degli elastici larghi, prese un oggetto da una scatola e venne verso di me.
Dapprima mi mise un elastico attorno ad un testicolo stringendolo forte, poi
strinse altrettanto forte il secondo e con il terzo elastico li strinse tutti e
due assieme. Quindi prese l’oggetto, un anello largo 2 centimetri ; notai
che all’interno era appuntito e ci lo infilò dentro il mio pene. Non era molto
largo, anzi, pur essendo a riposo sentivo le punte che me lo pungevano. Oddio,
pensai tra me e me, speriamo che non mi si ecciti altrimenti le punte acuminate me lo
renderanno come un colabrodo. E capii subito che era proprio quello
l’intento delle Mistress. Si avvicinarono tutte e 3 vicino alla croce dove ero
appeso ed iniziarono a toccarsi, a baciarsi ed a palparsi con l’unico scopo di
farmi eccitare. Sentivo il mio pene che cercava di ergersi, ma i fermagli
apposti in punta mi facevano un male indicibile, come pure l’anello che mi
aveva appena messo. Credetti di scoppiare dal dolore, mentre loro,
imperturbabili, si erano già del tutto spogliate. I loro corpi erano
avvinghiati l’un l’altro ed io non ce la facevo proprio. Il mio cazzo si stava
ingrossando, l’anello me lo stringeva e le punte appuntite penetravano nella
carne.
Non
resistetti più ed implorai di interrompere la sessione, le lacrime mi
scendevano lungo il viso, chiusi gli occhi per non vedere lo spettacolo che in
altre occasioni mi avrebbe arrapato come null’altro. La Padrona disse solamente:
“Ma tesoro mio, non è colpa nostra se non
esce il jolly”.
Non
ebbi nemmeno la forza di rispondere. Tenni gli occhi chiusi ma sentivo i loro
mugolii di piacere e tanto bastava ad eccitarmi. Ero al limite dello
svenimento.
Credo
mi abbiano visto in difficoltà perché subito dopo sentii che mi versavano
dell’acqua fredda sul mio pene e poi in viso. Aprii gli occhi e vidi Mistress
Pamela sollevare un’altra carta dal tavolino; non era il jolly e nemmeno un
quadri che avrebbe ridotto l’intensità della sessione. Era nuovamente una carta
a picche. Mistress Pamela a cui toccava il turno della punizione delegò Miss
Federica e Mistress Claudia ad eseguire ciò che avrebbe dovuto fare lei.
Infatti aveva scelto nuovamente la pipì, ma lei si era già svuotata in
precedenza. Mi stacco dalla croce, mi accompagnò in bagno e mi ordinò:
“Distenditi in modo che la tua testa si
posizioni all’interno della doccia!”
Eseguii
l’ordine con molta fatica, le gambe non mi sorreggevano, ma riuscii
nell’intento distendendomi a terra con la testa dentro il box doccia. Il bordo
mi si piantava nella schiena per cui la posizione non era delle più comode, ma
riuscii a farcela. Mistress Claudia entrò nel box doccia, si mise in ginocchio
in modo quasi da sedersi sulla mia fronte. Miss Federica invece si era
posizionata in ginocchio sul mio petto.
“Hai sete?” mi chiese Miss Federica.
“Veramente non ne avrei” le risposi con
voce fioca.
“HAI SETE?” ribadì con voce aggressiva.
Capii
che non avevo scelta ed avrei dovuto rispondere di si; e così fu.
“Forza Claudia, diamo da bere a questo
povero assetato” disse Miss Federica, “e
tu, verme, spalanca la bocca”.
Eseguii
l’ordine e subito dopo due violenti spruzzi di urina invasero il mio viso e la
mia bocca; non finivano più; credetti di soffocare e cominciai a tossire finché
non ebbero finito.
“Ora metti in moto la tua lingua e puliscici
per bene.” A turno si sedettero sul mio viso e con la lingua le pulii i
loro sessi; era l’unico momento in cui non provavo dolore. Quando finii si
alzarono ed uscendo dal bagno Miss Federica mi ripeté quanto mi aveva detto
prima:
“Pulisciti alla svelta con gli asciugamani
di carta perché dobbiamo continuare”
Quando
uscii vidi Mistress Pamela, che aveva assistito alla scena, dirigersi verso il
tavolino, estrasse una carta; era una carta a fiori. Miss Federica mi prese per
mano e mi disse:
“Sei stato tanto tempo in una scomoda
posizione, è giusto che ti accomodi meglio, ora”.
Mi
accompagnò all’altro lato della stanza dove, nascosta alla mia vista, si
trovava una gogna. La portò in mezzo alla stanza, la aprì e mi ordinò di
infilare i polsi e la testa nelle apposite fessure; quando fui sistemato la
richiuse e la bloccò con un lucchetto.
“Ora sai cosa ti aspetta, vero? ”
“Si Padrona, la sua frusta”, risposi,
“Risposta errata, schiavo, ti aspettano tre
fruste”. E tutte e tre le ragazze scoppiarono in una sonora risata. Presero
una frusta a testa e si avvicinarono. Miss Federica raccomandò alle 2 amiche il
massimo sincronismo possibile. Mistress Claudia doveva essere posizionata
dietro di me perché non la vedevo, mentre Miss Federica e Mistress Pamela si
trovavano ai miei fianchi.
“Non dobbiamo colpire contemporaneamente, ma
una alla volta e quando la terza frusta si alza deve essere pronta di nuovo la
prima a colpire. Inizio io, poi tu Claudia ed infine Pamela. Poi ricomincia il
giro. Ok?”
“Ok” risposero in coro le 2 Mistress.
Fui
invaso da una marea senza fine di frustate. Sulla schiena e sulle natiche.
Inizialmente non erano fortissime ma poi i colpi divennero sempre più forti
tanto da farmi urlare. Sentivo la schiena bruciare. Ricevetti decine di colpi,
sempre più forti ed io riuscivo a sussurrare solamente:
“Basta, Basta, pietà”.
Si
fermarono, ma non mi tolsero da quella posizione. Sentii la voce di Miss
Federica che diceva:
“Peccato per te schiavo, è uscita una carta
a cuori”.
Mistress
Claudia si avvicinò a me e mi disse:
“Sai, verme, hai la schiena tutta rossa.
Sono sicuro che vorresti tornasse bianca. Vero?”
“Si Mistress Claudia” riuscii a malapena
a sussurrare.
“Bene bene, provvedo immediatamente”.
La
vidi avvicinarsi alle candelette, ne prese una con un guanto e me la mostrò. La
cera era completamente sciolta. Senza dir nulla me la gettò sulla schiena. Mi
sentii bruciare ed urlai. Mistress Claudia allora disse:
“Ma non sei ancora tutto bianco; serviranno
ancora tante candele”.
Me
le svuotò tutte quante e poi, non ancora contenta prese i ceri, uno per mano e
fece cadere la cera sulle natiche.
“Ora sei tutto bianco, stai benissimo”.
Poi
si allontanò per sorteggiare la successiva carta.
“Picchè” sentii, ed a quel punto pensavo
che il jolly non ci fosse nel mazzo e che queste torture non avrebbero avuto
fine. Miss Federica si diresse verso l’armadio e prese 3 paia di mutande con
annessi 3 falli finti di grandezza e spessore diversi. Poi sentii un mano nel
mio ano spalmare qualcosa di freddo che mi dava un lieve sollievo dopo tanto
calore. Si posizionarono davanti a me. Mistress Claudia aveva quello più
sottile, Mistress Pamela quello intermedio e Miss Federica quello più grosso. La Padrona mi si avvicinò e
me lo sbatté tutto quanto in bocca dicendomi di spomparlo. Mistress Claudia,
invece me lo sbatté dentro il culo e cominciò a penetrarmi. Sentii un male
terribile, poi pian piano il dolore si mescolò con un certo piacere. I lamenti
ed i gemiti erano tutt’uno e Mistress Pamela era lì che si toccava per
l’eccitazione che provava. Dopo 5 minuti Mistress Pamela prese il posto di
Mistress Claudia. L’affare era un po’ più grosso per cui sentii nuovamente
dolore. Accennai a togliere la bocca dal fallo di Miss Federica , ma lei me lo
spinse fino in gola urlandomi:
“SPOMPAMI E BAGNALO BENE PERCHE’ POI….”
Finito
il turno di Mistress Pamela tocco a Miss Federica; tolse il grosso fallo dalla
mia bocca e si diresse dietro di me; lo posizionò e lentamente lo fece
scivolare tutto dentro. Non potevo pensare che un affare così grosso potesse penetrarmi
ed invece la maestria della Padrona riuscì in questo, ma al prezzo di un dolore
feroce che mi fece urlare.
“Prendilo, cagna, prendilo tutto in culo”,
urlò Mistress Claudia e la
Padrona , incitata dall’amica, intensificò i colpi. M’inculò
per buoni 5 minuti poi lo estrasse e si diressero tutte e 3 verso il tavolino.
Ero distrutto. Sentii la voce di Mistress Pamela urlare:
“Oh noooooooo il jolly”.
“Ragazze, il gioco è finito” disse Miss
Federica “lo so che volevate continuare,
ma ci siamo comunque divertite tutto il pomeriggio; andate pure in soggiorno,
io vi raggiungo subito”.
Le
due ragazze uscirono dalla stanza con i loro vestiti chiudendo la porta dietro
di loro. La Padrona
mi liberò dalla gogna, mi tolse i sei fermagli e, con movimenti lenti e dolci,
mi tolse pure l’anello, mentre faceva questa operazione con una mano, l’altra
mi accarezzava; poi mi disse:
“Sei stato bravo, mi hai fatto eccitare
tantissimo e credo si siano eccitate anche le mie amiche. Ora riposa pure. Ci
vediamo più tardi quando rientro a casa”.
Sentii un lieve bacio sulla fronte. Appoggiai la testa a terra, sentii
che le 3 ragazze uscivano di casa e non mi mossi di lì per diverso tempo.
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